Pagina 240 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
zioni erano state suggerite dall’umiltà e dall’insicurezza. Tuttavia,
dopo che il Signore aveva promesso di risolvere ogni difficoltà e
assicurargli il successo, ogni ulteriore riluttanza e protesta di ina-
deguatezza apparvero come un atto di sfiducia nei confronti di Dio.
Un atteggiamento simile sembrava suggerito solo dal timore che il
Signore non avesse la capacità di qualificarlo per la grande missione
a cui lo aveva chiamato, o che scegliendolo avesse commesso un
errore.
L’Eterno disse allora a Mosè di rivolgersi ad Aronne, suo fratello
maggiore, che aveva una perfetta padronanza della lingua egiziana.
Dopo avergli annunciato che si era già messo in viaggio per incon-
trarlo, gli ordinò categoricamente: “Tu gli parlerai, e gli metterai
le parole in bocca; io sarò con la tua bocca e con la bocca sua, e
v’insegnerò quello che dovrete fare. Egli parlerà per te al popolo;
e così ti servirà di bocca, e tu sarai per lui come Dio. Or prendi
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in mano questo bastone col quale farai i prodigi” (
Esodo 4:15-17
).
Così Mosè non poté più replicare: ogni argomentazione che avrebbe
potuto giustificare il suo rifiuto era stata respinta.
Quando Mosè ricevette l’ordine divino era sfiduciato, insicuro e
aveva difficoltà ad esprimersi: all’idea di essere il portavoce di Dio
per Israele, fu sopraffatto dalla consapevolezza della propria incapa-
cità. Tuttavia, una volta accettato il compito, si dedicò ad esso con
tutto se stesso: aveva una grande fiducia nel Signore. L’importanza
di quella missione fu uno stimolo per lo sviluppo di tutte le sue mi-
gliori facoltà. Dio lo benedisse per la sua pronta ubbidienza ed egli
divenne eloquente, ottimista e sicuro di sé, pronto per la più grande
opera mai affidata a un uomo. Il suo esempio indica ciò che Dio fa
per rafforzare il carattere di coloro che si affidano completamente a
lui e ubbidiscono ai suoi ordini senza riserve.
L’uomo diventa più capace ed efficiente se accetta le responsabi-
lità che Dio gli affida e cerca con tutto il suo impegno di acquisire le
facoltà adatte a esercitarle nel modo migliore. Per quanto umile o
limitato possa essere per posizione o capacità, colui che ripone la
sua fiducia nella forza divina, cercando di compiere il proprio dovere
con fedeltà, raggiungerà la vera grandezza. Se Mosè avesse contato
sulla propria forza e sulla propria saggezza e avesse accettato per
ambizione il suo grande incarico, avrebbe dimostrato di non essere
adatto per quella missione. Colui che avverte la propria debolezza,