Israele nel deserto
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nel deserto, e non mancò loro nulla; le loro vesti non si logorarono e
i loro piedi non si gonfiarono” (
Neemia 9:19-21
).
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L’esilio d’Israele nel deserto ebbe la funzione di preparare le
nuove generazioni all’ingresso nella terra promessa: non fu soltanto
una punizione per i ribelli e i contestatori. Mosè infatti aveva detto:
“... Come un uomo corregge il suo figliuolo, così l’Iddio tuo, l’Eterno,
corregge te... per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello
che avevi nel cuore, e se tu osserveresti o no i Suoi comandamenti.
Egli dunque t’ha umiliato, t’ha fatto provar la fame, poi t’ha nutrito
di manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avean mai
conosciuta, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane,
ma vive di tutto quello che la bocca dell’Eterno avrà ordinato”
(
Deuteronomio 8:5, 2, 3
).
“Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena d’urli
e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodì come la
pupilla dell’occhio suo” (
Deuteronomio 32:10
).
“In tutte le loro distrette, Egli stesso fu in distretta, e l’angelo
della sua faccia lo salvò; nel suo amore e nella sua longanimità ei
li redense; se li tolse in ispalla, e sempre li portò nei tempi andati”
(
Isaia 63:9
).
Tuttavia, il resoconto di quei quarant’anni nel deserto presenta
da parte degli ebrei soltanto tentativi di rivolta contro il Signore. La
ribellione di Kore aveva causato la morte di quattordicimila uomini.
Quello stesso spirito di contestazione nei confronti dell’autorità
di Dio si manifestò ancora in altre occasioni. Una legge divina
stabiliva che i discendenti degli egiziani dovevano rimanere esclusi
dalla comunità degli ebrei fino alla terza generazione. Un gruppo
numeroso, appartenente a questa categoria, aveva lasciato l’Egitto
per seguire il popolo degli schiavi. Un giorno avvenne che il figlio
di una donna israelita e di un egiziano lasciò il posto assegnatogli,
ai margini dell’accampamento, e rivendicò il diritto di piantare la
sua tenda nella zona riservata agli israeliti.
Nacque una disputa, e il caso fu sottoposto all’esame dei giudici.
Essi emisero una sentenza sfavorevole al contestatore. Allora l’uomo
maledisse i giudici e, in un impeto di rabbia, bestemmiò il nome di
Dio. Fu immediatamente portato davanti a Mosè. Benché esistesse
il comandamento: “Chi maledice suo padre e sua madre deve essere
messo a morte” (
Esodo 21:17
), nessuna norma esistente prevedeva