Pagina 468 - Patriarchi e profeti (1998)

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Capitolo 45: La vittoria di Gerico
Gli ebrei, pur essendo entrati in Canaan, non potevano disporre
di quelle terre e da un punto di vista umano, la lotta per la con-
quista di quel paese, abitato da un popolo forte e pronto a opporsi
all’invasore, appariva lunga e difficile. Inoltre, poiché il pericolo era
comune, le varie tribù decisero di unire le loro forze. A loro van-
taggio i cananei avevano cavalli, carri da guerra, la conoscenza del
territorio e l’abitudine alla guerra; inoltre il paese era custodito da
fortezze, “città grandi e fortificate fino al cielo” (
Deuteronomio 9:1
);
insomma gli israeliti avrebbero potuto sperare di riuscire vittoriosi
nell’imminente conflitto, solo con l’aiuto di una forza superiore.
La grande e ricca città di Gerico, una delle maggiori fortezze del
paese, si estendeva non lontano dal loro accampamento di Ghilgal.
Situata al limite di una fertile pianura, ricca di vari frutti tipici dei
climi tropicali e con palazzi e templi in cui regnava la lussuria e il
vizio. Quella città, circondata da massicci bastioni, rappresentava
una sfida per il Dio d’Israele. A Gerico, uno dei principali centri di
culto in cui si assisteva alle più abiette e degradanti manifestazioni
della religione cananea veniva particolarmente venerata Astarte, la
divinità della luna. Gli israeliti, che avevano ancora vivo il ricordo
delle conseguenze del loro peccato di Baal-Peor, provarono per
quella città pagana disgusto e orrore.
Per Giosuè, il primo passo da compiere per conquistare Canaan
era abbattere Gerico; per questo, prima di tutto, ricercò e ottenne
l’assicurazione della guida divina.
Allontanatosi dal campo, per meditare e pregare affinché il Dio
d’Israele guidasse il suo popolo, Giosuè vide un guerriero armato,
di alta statura e dal portamento imponente “... con in mano la spada
snudata” al quale intimò: “Sei tu dei nostri, dei nostri nemici?...
No, io sono il capo dell’esercito dell’Eterno; arrivo adesso” gli
fu risposto, dopo di che Giosuè ricevette lo stesso ordine che era
stato dato a Mosè in Horeb: “... Levati i calzari dai piedi; perché il
luogo dove stai è santo” (
Giosuè 5:13-15
). Queste parole rivelarono
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