Capitolo 13: Il sacrificio di Isacco
Nonostante Abramo avesse accettato, senza fare domande, la
promessa di un figlio, non aspettò che Dio la realizzasse nel modo e
nel tempo da lui stabiliti. Dio, infatti, ritardò l’adempimento della
sua promessa per mettere alla prova la fede di Abramo: purtroppo
egli non la superò. Ritenendo che fosse impossibile avere un figlio in
età così avanzata, Sara propose un piano che avrebbe dovuto favorire
la realizzazione della promessa divina: una delle sue serve sarebbe
stata presa da Abramo come seconda moglie. All’epoca la poligamia
era così diffusa che non era considerata un’abitudine sbagliata; essa
costituiva comunque una violazione della legge di Dio, pericolosa
per la sacralità del legame matrimoniale e la pace della famiglia.
Il matrimonio di Abramo con Agar si rivelò un male non solo per
quella famiglia, ma anche per le generazioni future.
Lusingata per l’onore conferitole dalla sua nuova posizione di
moglie di Abramo e sperando di divenire la madre di una grande
nazione, Agar si inorgoglì e trattò con disprezzo la sua padrona. La
gelosia cominciò a turbare la pace di quella che era stata una famiglia
felice. Costretto ad ascoltare le lamentele delle due mogli, Abramo
cercò inutilmente di ristabilire l’armonia. Nonostante egli avesse
sposato Agar su insistenza di Sara, proprio la moglie lo accusò di
aver commesso un errore e volle cacciare la sua rivale. Abramo
non era dello stesso parere, perché Agar sarebbe diventata la madre
di suo figlio, di quel figlio della promessa così a lungo desiderato;
comunque, poiché Agar era la serva di Sara, egli la lasciò sotto
il controllo della sua padrona. Ma Agar, sprezzante, non poteva
piegarsi alla severità che la sua insolenza aveva provocato. “... Sarai
la trattò duramente, ed ella se ne fuggì da lei” (
Genesi 16:6
). Sara
la lasciò andare nel deserto. La serva egiziana giunse presso una
fonte; era sola, abbandonata da tutti; il Signore allora le apparve
con sembianze umane. Rivolgendosi a lei come: “... Agar, serva
di Sarai” (
Genesi 16:8
) per ricordarle la sua posizione di serva, le
ingiunse: “... Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano”
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