Pagina 142 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
tuo figliuolo, il tuo unico, colui che ami, Isacco...”. Era necessario
ubbidire ed egli non osò indugiare ulteriormente. Era quasi l’alba e
doveva prepararsi per il viaggio.
Tornando nella sua tenda Abramo si avvicinò a Isacco: stava
dormendo profondamente e aveva un aspetto sereno e innocente. Il
padre osservò per un attimo il dolce viso del figlio, quindi si allonta-
nò tremante. Si avvicinò a Sara: anche lei stava dormendo. L’avrebbe
svegliata, per permetterle di abbracciare per l’ultima volta suo figlio?
Le avrebbe riferito la richiesta di Dio? Avrebbe desiderato ardente-
mente confidarsi, condividere con lei quella terribile responsabilità
ma si trattenne per paura che ella lo ostacolasse. Isacco era la sua
gioia, la sua speranza: la vita di Sara era legata alla sua e per questo
amore si sarebbe opposta al sacrificio.
Alla fine Abramo decise di chiamare suo figlio. Gli disse che era
stato richiesto un sacrificio, e che avrebbero immolato la vittima su
un monte, lontano. Isacco non si stupì di questo risveglio improv-
viso, perché spesso aveva partecipato al culto di Dio, che Abramo
celebrava presso gli altari che di volta in volta avevano tracciato il
percorso del suo pellegrinaggio. I preparativi per il viaggio furono
completati rapidamente; la legna fu preparata e caricata sull’asino,
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e padre e figlio partirono accompagnati da due servitori. Abramo e
Isacco viaggiarono l’uno accanto all’altro, in silenzio. Il patriarca
rifletteva sul suo terribile segreto e la sua sofferenza gli impediva di
parlare. Pensava alla madre, dolce e nello stesso tempo orgogliosa, al
giorno in cui sarebbe tornato da lei, solo. Sapeva bene che il coltello
che avrebbe ucciso suo figlio le avrebbe anche lacerato il cuore.
Quel giorno, il più lungo che Abramo avesse mai vissuto, stava
lentamente concludendosi. Mentre il figlio e i giovani servitori dor-
mivano Abramo passò la notte in preghiera, nella speranza che un
messaggero divino gli annunciasse che la prova era sufficiente, che il
ragazzo poteva tornare incolume da sua madre, ma nessuno sollevò
il suo animo tormentato. Passò un altro lungo giorno e poi ancora
una notte di umiliazione e di preghiera, ma l’ordine che lo avreb-
be privato di suo figlio continuava a risuonare nelle sue orecchie.
Satana stava cercando di insinuare in lui il dubbio e lo scetticismo,
ma Abramo resistette. Stava per iniziare il terzo giorno di viaggio
quando, guardando verso nordest, il patriarca vide il segno promesso,
una nube di gloria che circondava il monte Moriah. Egli comprese