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Patriarchi e profeti
nascosto a Giacobbe le loro intenzioni e la notizia della loro vendetta
lo riempì di orrore. Affranto per l’inganno e la violenza dei suoi
figli, disse solamente: “... Voi mi date grande affanno, mettendomi
in cattivo odore presso gli abitanti del paese... Ed io non ho che
poca gente; essi si raduneranno contro di me e mi daranno addosso,
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e sarò distrutto: io con la mia casa” (
Genesi 34:30
). Ma la pena e
l’orrore che Giacobbe provò per la loro azione sanguinosa affiorano
soprattutto nelle parole con cui vi alluse quasi cinquant’anni dopo
per descriverla, quando si trovò sul letto di morte. “Simeone e Levi
sono fratelli” disse “le loro spade sono strumenti di violenza. Non
entri l’anima mia nel loro consiglio segreto, non si unisca la mia glo-
ria alla loro raunanza!... Maledetta l’ira loro, perché è stata violenta,
e il loro furore perché è stato crudele...” (
Genesi 49:5-7
).
Il carattere di quei due figli era chiaramente crudele e falso e ciò
rappresentava per Giacobbe un motivo di grande umiliazione. Ma
egli aveva anche altre preoccupazioni. Nell’accampamento, alcuni
si dedicavano al culto degli idoli, che si stava diffondendo anche
nella sua famiglia. Se il Signore li avesse trattati in base ai loro
meriti, non li avrebbe forse abbandonati alla violenza delle nazioni
vicine? In quel momento di grande sofferenza, il Signore guidò
Giacobbe affinché si dirigesse verso sud, a Bethel. Pensando a questo
posto, il patriarca ricordò la visione degli angeli e le promesse della
misericordia divina, ma soprattutto il patto con cui aveva accettato
il Signore come suo Dio. Decise che prima di raggiungere quel
luogo sacro la sua famiglia doveva purificarsi dalla contaminazione
causata dall’idolatria. Giacobbe diede quindi queste direttive a tutto
l’accampamento: “... Togliete gli dèi stranieri che sono fra voi,
purificatevi, e cambiatevi i vestiti; e leviamoci, andiamo a Bethel,
ed io farò quivi un altare all’Iddio che mi esaudì nel giorno della
mia angoscia, e ch’è stato con me nel viaggio che ho fatto” (
Genesi
35:2, 3
).
Profondamente commosso, Giacobbe raccontò la storia della sua
prima visita a Bethel, la fuga solitaria dalla tenda di suo padre nel
tentativo di salvare la propria vita e l’apparizione del Signore nella
visione notturna. Mentre ricordava in quale modo meraviglioso il
Signore era intervenuto in suo favore, sentì il suo cuore alleggerirsi
e i suoi figli furono colpiti da un influsso che li conquistò. Le sue
parole ebbero un potere straordinario e riuscirono a far ritrovare