Il ritorno di Giacobbe in Canaan
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l’unità alla sua famiglia, intorno all’altare di Dio a Bethel. “Ed essi
dettero a Giacobbe tutti gli dèi stranieri ch’erano nelle loro mani
e gli anelli che avevano agli orecchi; e Giacobbe li nascose sotto
la quercia ch’è presso a Sichem” (
Genesi 35:4
). Dio fece in modo
che la paura impedisse agli abitanti di quella zona di concretizza-
re qualsiasi tentativo di vendetta per la strage di Sichem. Così, il
gruppo di Giacobbe raggiunse Bethel del tutto indisturbato. Qui
il Signore apparve a Giacobbe e rinnovò il suo patto con lui. “E
Giacobbe eresse un monumento di pietra nel luogo dove Dio gli
aveva parlato...” (
Genesi 35:14
).
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A Bethel Giacobbe dovette assistere alla morte della nutrice di
Rebecca, Debora, da lungo tempo membro onorato della famiglia
di suo padre. La donna aveva accompagnato la sua padrona dalla
Mesopotamia alla terra di Canaan. La presenza di questa donna
anziana era stata per Giacobbe un conforto prezioso, perché gli
ricordava la sua gioventù e soprattutto la madre, che lo aveva amato
così teneramente. La sepoltura di Debora fu talmente triste che la
quercia sotto la quale ella fu posta, fu chiamata “quercia del pianto”.
Il lutto per questa serva, che aveva dedicato la sua vita a un servizio
fedele, non sarebbe stato dimenticato. Esso infatti è stato considerato
degno di memoria nella Parola di Dio.
Stavano per raggiungere Hebron, distante due giorni di viaggio
da Bethel, quando Giacobbe fu colpito da un altro immenso do-
lore: la morte di Rachele. Per averla in moglie aveva lavorato per
quattordici anni: l’amore che nutriva per lei era così profondo che
in quel periodo ogni fatica gli sembrò leggera. Quel sentimento si
mantenne vivo in Giacobbe ancora per molti anni, dopo la morte di
Rachele. Quando in Egitto ricevette, prima di morire, la visita del
figlio Giuseppe, ripercorse la sua vita e disse: “Quanto a me, allorché
tornavo da Paddan, Rachele morì presso di me, nel paese di Canaan,
durante il viaggio, a qualche distanza da Efrata; e la seppellii quivi,
sulla via di Efrata...” (
Genesi 48:7
). Nel racconto della storia della
sua famiglia e della sua vita lunga e tormentata, quella perdita fu
l’unica a essere ricordata.
Prima di morire Rachele aveva dato alla luce un secondo figlio,
che aveva chiamato Ben-Oni, “figlio del mio dolore”. Suo padre
invece lo chiamò Beniamino, “figlio della destra” o anche “mia
forza”. Rachele fu sepolta nello stesso luogo in cui morì, e in quello