Pagina 337 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il tabernacolo e il rituale
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completava il ciclo del servizio annuale.
Nel giorno dell’Espiazione, due capretti venivano portati all’in-
gresso del tabernacolo, dove si tirava a sorte per scegliere quale
doveva essere offerto all’Eterno e quale ad Azazel. Il capro tirato
a sorte per primo veniva sacrificato per il peccato del popolo, e il
sacerdote doveva portarne il sangue nel luogo santissimo, per spruz-
zarlo sul propiziatorio. “Così farà l’espiazione per il santuario, a
motivo delle impurità dei figliuoli d’Israele, delle loro trasgressioni
e di tutti i loro peccati. Lo stesso farà per la tenda di convegno ch’è
stabilita fra loro, in mezzo alle loro impurità” (
Levitico 16:16
).
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“Aronne poserà ambedue le mani sul capo del capro vivo, con-
fesserà sopra esso tutte le iniquità dei figliuoli d’Israele, tutte le loro
trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; poi,
per mano d’un uomo incaricato di questo, lo manderà via nel deserto.
E quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria, e
sarà lasciato andare nel deserto” (
Levitico 16:21, 22
). Solo quando
il capro veniva abbandonato il popolo si poteva considerare libero
dal peso dei propri peccati. Mentre si svolgeva l’espiazione, ognuno
doveva pentirsi per i propri errori. Tutto il popolo lasciava le proprie
occupazioni, e in quel giorno si presentava in solenne penitenza
davanti a Dio, pregando, digiunando e ricercando sinceramente la
presenza del Signore.
Questo rito annuale insegnava al popolo importanti verità riguar-
danti l’espiazione delle colpe individuali. Le offerte per il peccato,
presentate durante l’anno, indicavano che Dio aveva accettato un
sostituto per la condanna del trasgressore: il valore di questi sacri-
fici non arrivava però a esaurire del tutto l’espiazione. Il peccato
veniva semplicemente trasferito nel santuario. Con l’offerta del san-
gue di una vittima, il colpevole riconosceva l’autorità della legge e
confessava le proprie trasgressioni, esprimendo la sua fede in colui
che avrebbe preso su di sé il peccato del mondo. Tuttavia, egli non
era completamente libero dalla condanna della legge. Nel giorno
dell’Espiazione il sommo sacerdote compiva un sacrificio cruen-
to in favore della comunità: quindi si recava nel luogo santissimo,
dove aspergeva il sangue sul propiziatorio, sopra le tavole dei die-
ci comandamenti. In questo modo egli soddisfava i diritti espressi
nella legge, che reclamava la vita del trasgressore. Nel suo ruolo di
mediatore, il sacerdote si caricava dei peccati: quando lasciava il