Pagina 398 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
e il suo sangue, datore di vita, simboleggiato dal limpido ruscello
che scorreva per il popolo d’Israele.
Quando gli israeliti si stabilirono in Canaan, celebravano il mi-
racolo dell’acqua che era scaturita dalla roccia con manifestazioni
di gioia. Al tempo del Cristo la rievocazione dell’episodio avveniva
nel corso di una cerimonia molto suggestiva: la festa dei Taberna-
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coli, quando gli israeliti giungevano da tutto il paese per riunirsi a
Gerusalemme. I festeggiamenti duravano per una settimana. Ogni
giorno i sacerdoti, accompagnati dalla musica e dai cori dei leviti, si
recavano alla sorgente di Siloe per attingere l’acqua in vasi d’oro.
Una lunga processione di fedeli seguiva il corteo. Tutti coloro
che potevano si avvicinavano alla sorgente per bere, mentre la fol-
la festante intonava le strofe del canto: “Voi attingerete con gioia
l’acqua dalle fonti della salvezza” (
Isaia 12:3
). L’acqua raccolta
dai sacerdoti veniva portata al tempio al suono della tromba, che
accompagnava il canto di un inno solenne: “I nostri passi si sono
fermati entro le tue porte, o Gerusalemme” (
Salmo 122:2
).
Una lunga processione composta da tutti coloro che avevano
potuto avvicinarsi alla sorgente per dissetarsi li seguiva. Tra canti di
lode, l’acqua di Siloe veniva versata sull’altare dei sacrifici, mentre
il popolo si univa in un coro di trionfo tra musica e squilli di tromba.
Gesù si servì di questo rituale simbolico per attirare l’attenzione
degli ebrei sulle benedizioni che Egli offriva. “Nell’ultimo giorno, il
gran giorno della festa...” la voce del Cristo riecheggiò tra i cortili del
tempio. Egli disse: “Se alcuno ha sete venga a me e beva. Chi crede
in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno
dal suo seno... Or disse questo dello Spirito” commenta l’evangelista
“che doveano ricevere quelli che crederebbero in lui...” (
Giovanni
7:37-39
).
Un’acqua fresca e pura sgorga dalla terra arida e desolata, rico-
prendola di un manto d’erba e fiori e restituendo la vita ai morenti:
l’immagine simboleggia la grazia divina, che purifica e rafforza
l’animo dell’uomo. Solo Gesù può donare questa forza: colui che
è unito al Cristo possiede in sé una fonte inesauribile di grazia e
vitalità. Gesù ha cura di coloro che sono sensibili al suo amore e lo
cercano con sincerità: Egli guiderà la loro esistenza. L’amore del
Cristo, che è diventato parte del carattere, li indurrà ad agire con
bontà, preparandoli alla vita eterna. Questa energia vitale non è una