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Patriarchi e profeti
ubbidito a Dio non avrebbero avuto nessun motivo di temere, perché
Egli li avrebbe protetti.
Questo episodio costituisce una lezione importante. Nessuno
poteva contrastare gli effetti del veleno: solo Dio aveva il potere di
guarire. Gli israeliti dovevano semplicemente dimostrare di aver fi-
ducia nel rimedio indicato dal Signore: uno sguardo verso il serpente
sarebbe stato sufficiente a salvarli. Guardare l’immagine di rame era
un atto di fede che Dio avrebbe accettato. Gli ebrei sapevano che il
serpente non aveva nessun potere miracoloso: era un simbolo del
Cristo. Nel gesto con cui avveniva la guarigione era rappresentata
concretamente la necessità di avere fede nel valore del sacrificio del
Figlio di Dio. Prima di allora, molti avevano portato le loro offerte a
Dio perché convinti che quel rituale costituisse di per sé un’espia-
zione delle colpe: non avevano mai creduto nel Redentore futuro, di
cui le offerte erano un simbolo. Il Signore voleva ora insegnare che
le offerte, così come il serpente di rame, non avevano nessuna virtù
intrinseca: erano solo un mezzo per rivolgere le loro menti verso il
Cristo, il grande sacrificio offerto per il peccato.
“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il
Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché... chiunque crede in Lui
non perisca, ma abbia vita eterna” (
Giovanni 3:14, 15
). Tutti gli
uomini che sono vissuti sulla terra hanno ricevuto il morso letale
del “serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana” (
Apocalisse
12:9
). Le tragiche conseguenze del male possono essere sanate dal
rimedio che Dio ha indicato. Gli israeliti si salvarono rivolgendo lo
sguardo verso il serpente, issato in alto: il loro era un atto di fede.
Si salvarono perché credettero nelle parole di Dio ed ebbero fiducia
nel rimedio che Egli aveva offerto per la loro guarigione. Allo stesso
modo, chi ha sbagliato può cogliere l’esempio del Cristo e vivere:
se avrà fede nel sacrificio liberatore di Gesù, sarà perdonato. A
differenza del simbolo del serpente, che era inerte e privo di vita, il
Cristo possiede in sé la potenza necessaria per guarire il colpevole
pentito.
Anche se il peccatore non può salvare se stesso, deve fare qual-
cosa per assicurarsi la salvezza. Infatti il Cristo dice: “Colui che
viene a me io non lo caccerò fuori” (
Giovanni 6:37
). Dobbiamo an-
dare verso di lui; quando ci pentiamo delle nostre colpe, dobbiamo
credere che Egli ci accetta e ci perdona. La fede è un dono di Dio,
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