Pagina 538 - Patriarchi e profeti (1998)

Basic HTML Version

534
Patriarchi e profeti
temevano che avrebbe potuto far del male anche ai suoi compatrioti.
Sansone acconsentì a essere legato e consegnato ai filistei, ma prima
volle che gli uomini di Giuda gli promettessero di non attaccarlo
perché lo avrebbero costretto a massacrarli.
Si fece legare con due corde nuove e fu condotto nel campo
nemico dove suscitò grandi manifestazioni di gioia. Ma mentre
quelle grida riecheggiavano tra le colline, “lo spirito dell’Eterno
lo investì” (
Giudici 15:14
). Spezzò le robuste corde nuove come
se fossero state consumate dal fuoco, e afferrò la prima arma che
gli capitò in mano, una semplice mascella d’asino che rese più
pericolosa di una spada o una lancia, e con essa attaccò i filistei che
fuggirono terrorizzati lasciando cento uomini sul campo.
Se gli israeliti si fossero uniti subito a Sansone avrebbero ripor-
tato una vittoria decisiva e in quell’occasione si sarebbero liberati
dal giogo degli oppressori, ma essi non avevano più l’iniziativa e il
[475]
coraggio di un tempo. Non solo gli israeliti non si erano preoccupati
di spodestare i pagani dal paese, come Dio aveva ordinato loro, ma si
erano adeguati alle loro usanze degradanti, tollerandone le atrocità e,
finché non ne subirono danno, approvandone l’ingiustizia. E quando
il giogo dell’oppressione li schiacciò, accettarono senza reagire la
corruzione che avrebbero evitato solo se avessero ubbidito a Dio. E
per di più, quando il Signore suscitò un liberatore in loro favore, lo
abbandonarono per unirsi ai nemici.
Dopo questa vittoria, gli israeliti elessero Sansone giudice, ed
egli governò Israele per vent’anni. Come spesso succede, il primo
passo falso preparò la strada per altri errori. Sansone, che già una
volta aveva violato gli ordini divini sposandosi con una filistea, si
avventurò nuovamente tra i suoi mortali nemici, abbandonando-
si a passioni illegittime. Confidando nella sua grande forza, che
terrorizzava i filistei, si recò di persona a Gaza da una prostituta.
Gli abitanti della città, assetati di vendetta, furono informati della
sua venuta, e rinchiusero per sicurezza il nemico fra le mura di quella
città estremamente fortificata. Erano convinti di avere in mano la
preda, ma aspettavano il mattino per coronare il trionfo. Sansone a
mezzanotte si alzò con il rimorso di coscienza per aver infranto il
voto di nazireato. Nonostante questo peccato Dio, con misericordia,
non lo abbandonò e ancora una volta quella forza prodigiosa gli
permise di liberarsi. Giunto davanti alla porta della città, “... diè