Pagina 588 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
m’avete detto, ed ho costituito un re su di voi. Ed ora, ecco il re
che. andrà dinanzi a voi. Quanto a me, io son vecchio e canuto... io
sono andato innanzi a voi nella mia giovinezza fino a questo giorno.
Eccomi qui; rendete la vostra testimonianza a mio carico in presenza
dell’Eterno e in presenza del suo unto: A chi ho preso il bue? A chi
ho preso l’asino? Chi ho defraudato? A chi ho fatto violenza? Dalle
mani di chi ho accettato doni per chiuder gli occhi a suo riguardo? Io
vi restituirò ogni cosa” (
1Samuele 12:1-3
). Il popolo rispose allora
unanimemente: “Tu non ci hai defraudati, non ci hai fatto violenza e
non hai preso nulla dalle mani di chicchessia” (
1Samuele 12:4
).
Samuele non cercava semplicemente di giustificare la sua con-
dotta. Precedentemente aveva presentato i princìpi che sia il re sia
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il popolo dovevano osservare e ora desiderava aggiungere alle sue
parole il peso del suo esempio. Egli aveva agito per l’opera di Dio
sin dalla sua infanzia e durante la sua lunga vita aveva sempre avuto
presente il desiderio di glorificare Dio e perseguire il bene d’Israele.
Se gli ebrei non fossero stati indotti a pentirsi davanti all’Eterno,
per loro non ci sarebbe stata nessuna speranza di prosperità. Era
stato il peccato a far perdere loro non solo la fede in Dio, ma anche
la consapevolezza della potenza e della saggezza con cui l’Eterno
aveva regnato su loro, e la fiducia nelle sue capacità di difendere la
propria causa. Per trovare la vera pace gli israeliti dovevano scorgere
e confessare proprio il peccato di cui essi erano colpevoli. Essi ave-
vano chiaramente affermato qual era lo scopo della richiesta di un re.
“Il nostro re amministrerà la giustizia tra noi marcerà alla nostra testa
e condurrà le nostre guerre”, avevano detto. Samuele riepilogò la
storia d’Israele sin dal giorno in cui Dio li aveva liberati dall’Egitto.
L’Eterno, il Re dei re li aveva preceduti e aveva combattuto le loro
battaglie. Spesso a causa dei loro peccati si erano trovati in balìa
dei nemici, ma non appena abbandonavano il loro comportamento
sbagliato, Dio con misericordia suscitava un liberatore. “E l’Eterno
mandò Jerubbaal e Bedan e Jefte e Samuele e vi liberò dalle mani dei
nemici che vi circondavano e viveste al sicuro” (
1Samuele 12:11
).
Tuttavia, davanti alla minaccia del pericolo, essi avevano dichiarato:
“No, deve regnar su noi un re” mentre l’Eterno, il loro Dio, avrebbe
dovuto essere il loro re, come aveva detto il profeta.
“E anche ora” continuò Samuele “fermatevi e mirate questa cosa
grande che l’Eterno sta per compiere dinanzi agli occhi vostri! Non