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Patriarchi e profeti
fu costretto a riconoscere i propri errori, dicendo: “... Ho peccato;
torna, figliuol mio Davide; poiché io non ti farò più alcun male,
giacché oggi la mia vita è stata preziosa agli occhi tuoi; ecco, io
ho operato da stolto, e ho commesso un gran fallo. Davide rispose:
Ecco la lancia del re; passi qua uno dei tuoi giovani a prenderla”
(
1Samuele 26:21, 22
). Per quanto Saul avesse promesso: “Non ti
farò più alcun male” Davide non si fidò di lui.
Questa seconda occasione in cui Davide manifestò il suo rispetto
per la vita del sovrano fece un’ulteriore profonda impressione sulla
mente di Saul e lo indusse a un più umile riconoscimento delle
proprie colpe. Era meravigliato e sopraffatto dalla manifestazione di
tanta gentilezza, e nel momento di separarsi da Davide esclamò: “...
Sii tu benedetto, figliuol mio Davide. Tu agirai da forte e riuscirai per
certo vittorioso” (
1Samuele 26:25
). Ma il figlio di Isai sapeva che il
re non avrebbe mantenuto a lungo quell’atteggiamento. Davide non
contava più su una riconciliazione con Saul, sembrava inevitabile
che prima o poi sarebbe caduto vittima della malvagità del re e
decise di cercare rifugio nella terra dei filistei. Con seicento uomini
al suo comando passò dalla parte di Akis, re di Gath.
La conclusione, secondo cui Saul avrebbe certamente compiuto
il suo proposito criminale, fu presa senza chiedere consiglio a Dio.
Perfino quando Saul aveva complottato, deciso a compiere la sua
opera distruttiva, il Signore operava per assicurare il regno a Davide.
Per quanto i piani di Dio siano velati dal mistero, Egli li realizzerà.
L’uomo non può capire le vie di Dio; egli, guardando le apparenze
interpreta le prove e le difficoltà che il Signore permette, come se
fossero contro di lui, come se ne provocassero la rovina. Così Davide
guardava alle apparenze e non alle promesse di Dio. Dubitava di
salire al trono. La lunga prova aveva intaccato la sua fede e ne aveva
indebolito la pazienza.
Non era stato il Signore a inviare Davide tra i filistei, i peggiori
nemici d’Israele, in cerca di protezione. Dopo aver perso tutta la
fiducia in Saul e in coloro che lo servivano, egli chiese aiuto, e si
affidò, ai nemici del suo popolo. Davide era un generale coraggioso
e aveva dimostrato di essere un guerriero saggio e valoroso, ma
quando si rifugiò tra i filistei dimostrò di agire contro i suoi stessi
interessi. Dio lo aveva scelto per onorare il nome dell’Eterno nella
terra di Giuda e fu la sua mancanza di fede che lo fece fuggire senza