Capitolo 68: Davide a Tsiklag
Sebbene Davide e i suoi uomini avessero marciato insieme ai
filistei sino al campo di battaglia, non avevano partecipato allo scon-
tro con Saul. Così quando i due eserciti si prepararono alla battaglia,
il figlio di Isai si trovò in una situazione di grande imbarazzo. Era
naturale pensare che egli avrebbe combattuto dalla parte dei filistei;
ma se durante il conflitto avesse abbandonato il posto assegnatogli,
ritirandosi dal campo di battaglia si sarebbe qualificato non solo
come codardo ma anche ingrato e traditore verso Akis, che oltre a
proteggerlo aveva confidato in lui. Un’azione simile avrebbe coperto
il suo nome d’infamia esponendolo all’ira di nemici più temibili del-
lo stesso Saul. D’altra parte egli non poteva neanche per un momento
accettare di combattere contro Israele. Sarebbe diventato tradito-
re del suo paese, nemico di Dio e del suo popolo, precludendosi
inoltre la possibilità di accedere al trono d’Israele. Inoltre, se Saul
fosse caduto in combattimento, Davide sarebbe stato considerato
responsabile di quella morte.
Davide sentì di avere fatto dei passi falsi. Sarebbe stato molto
meglio per lui cercare rifugio nelle solide fortezze di Dio tra le
montagne, che tra i nemici dichiarati dell’Eterno e del suo popolo.
Ciononostante il Signore dimostrò la sua grande misericordia non
punendo l’errore del suo servo, e non abbandonandolo all’angoscia
e al dubbio. Davide, per quanto avesse in parte perso la fiducia in
Dio e dopo un po’ di incertezza avesse lasciato il sentiero della
fedeltà, era ancora animato dal sincero proposito di rimanere fedele
al Signore.
Mentre Satana era impegnato con i suoi fedeli ad aiutare gli
avversari di Dio e d’Israele a fare dei piani contro quel re che aveva
dimenticato Dio stesso, gli angeli dell’Eterno stavano agendo per
liberare Israele dal pericolo in cui era caduto, inducendo i prìncipi
palestinesi a opporsi alla presenza nell’esercito di Davide e dei suoi
uomini.
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