Pagina 655 - Patriarchi e profeti (1998)

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Davide a Tsiklag
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“Che fanno qui questi ebrei!”, gridarono ad Akis i prìncipi pa-
lestinesi. Quest’ultimo, non volendo privarsi della loro alleanza,
rispose: “Ma questi è Davide, servo di Saul re d’Israele, che è stato
presso di me da giorni, anzi da anni, e contro il quale non ha avuto
nulla da ridire dal giorno della defezione ad oggi!” (
1Samuele 29:3
).
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I prìncipi insistettero con la loro richiesta: “Rimanda costui e se
ne torni al luogo che tu gli hai assegnato, e non scenda con noi alla
battaglia, affinché non sia per noi un nemico durante la battaglia.
Poiché come potrebbe costui riacquistare la grazia del signor suo,
se non a prezzo delle teste di questi uomini nostri? Non è egli quel
Davide di cui si cantava in mezzo alle danze: Saul ha ucciso i suoi
mille e Davide i suoi diecimila?” (
1Samuele 29:4, 5
). L’uccisione
del loro celebre campione e il conseguente trionfo d’Israele erano
ricordi ancora vivi nella memoria dei prìncipi filistei. Essi non
credevano che Davide avrebbe combattuto contro il suo popolo, e se
nel momento culminante della battaglia, si fosse schierato contro di
loro avrebbe inflitto ai filistei una perdita ben più grande di quella
che avrebbe potuto causare l’intero esercito di Saul.
Così Akis fu costretto a cedere, e dopo aver chiamato Davide gli
disse: “Come è vero che l’Eterno vive, tu sei un uomo retto, e vedo
con piacere il tuo andare e venire con me nel campo, poiché non ho
trovato in te nulla di male dal giorno che arrivasti da me fino a oggi;
ma tu non piaci ai prìncipi. Or dunque ritornatene e vattene in pace,
per non disgustare i prìncipi dei filistei” (
1Samuele 29:6, 7
).
Davide, temendo di aver tradito i suoi veri sentimenti, rispose:
“Ma che ho mai fatto? E che hai tu trovato nel tuo servo, in tutto
il tempo che sono stato presso di te fino al dì d’oggi, perch’io non
debba andare a combattere contro i nemici del re, mio signore?”
(
1Samuele 29:8
).
La risposta di Akis deve aver prodotto un tremito di vergogna
e di rimorso nel cuore di Davide; sentiva che gli inganni di cui si
era servito lo rendevano indegno di essere servo dell’Eterno. “Lo so;
tu sei caro agli occhi miei come un angelo di Dio” disse il re “ma
i prìncipi dei filistei hanno detto: Egli non deve salire con noi alla
battaglia! Or dunque, alzati domattina di buon’ora, coi servi del tuo
signore che son venuti teco; alzatevi di buon mattino e appena farà
giorno andatevene” (
1Samuele 29:9, 10
). Così fu rimossa la trappola
in cui Davide era caduto, ed egli fu libero.