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Patriarchi e profeti
primogenito, non voleva sentirsi rimproverato dal fratello minore e
quindi respinse con disprezzo i suoi consigli.
Caino si era presentato davanti al Signore animato da sentimenti
di ribellione e di sfiducia: non credeva nell’importanza del sacrificio
che Dio aveva promesso per la salvezza dell’uomo e dubitava della
necessità di offrire delle vittime. Il suo dono non esprimeva il penti-
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mento per il peccato. Egli non aveva compreso, come molti anche
oggi, che seguire la volontà di Dio, affidando la propria salvezza
al sacrificio del Messia promesso, significa riconoscere la propria
debolezza. Caino scelse l’autosufficienza di far valere i propri me-
riti. Invece di portare un agnello e unire il sangue alle altre offerte,
presentò solo i frutti della terra, prodotto del suo lavoro, come un
favore che faceva a Dio e per il quale doveva aspettarsi approva-
zione. Caino aveva costruito un altare, sul quale aveva deposto la
propria offerta: aveva ubbidito a Dio, ma solo in parte. Infatti, aveva
trascurato l’essenziale: non si era reso conto di avere bisogno di un
Redentore.
Per nascita ed educazione religiosa, i due fratelli si trovavano
esattamente sullo stesso piano. Entrambi erano peccatori, ed entram-
bi sapevano che Dio richiedeva rispetto e adorazione. Apparente-
mente la loro vita religiosa era uguale, ma in realtà tra i due vi era
una profonda differenza.
“Per fede Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di
quello di Caino...” (
Ebrei 11:4
). Abele aveva compreso i grandi
princìpi della salvezza. Riconosceva di essere un peccatore: era
cosciente della natura del male e della sua conseguenza più tragica,
la morte. Capiva che tutto questo aveva creato una barriera fra
lui e Dio. Uccise una vittima, sacrificò una vita: con questo atto,
Abele riconosceva la validità della legge che era stata trasgredita.
Nel sangue dell’agnello egli vide il sacrificio futuro, il Cristo che
moriva in croce, sul Calvario. Manifestò la sua fede nella liberazione
che il Messia avrebbe compiuto e questa, per lui, rappresentava la
testimonianza più certa del fatto che era stato considerato giusto e
che la sua offerta era stata accettata.
Anche Caino avrebbe potuto comprendere questa verità. Egli
non era vittima di un piano arbitrario: Dio non aveva predestinato
l’uno e condannato l’altro. Abele scelse l’ubbidienza e la fede, Caino
lo scetticismo e la ribellione. In questo consisteva la differenza tra i