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Patriarchi e profeti
uomini si rallegrarono del loro trionfo, pensando che l’apparente
ritardo confermasse la falsità del messaggio di Noè.
Dunque, il diluvio non si sarebbe mai verificato! Nonostante gli
eventi eccezionali a cui avevano assistito - l’ingresso degli animali
nell’arca, l’angelo di Dio che aveva chiuso la porta - essi continua-
rono a divertirsi, a festeggiare e perfino a ridicolizzare le evidenti
manifestazioni della potenza divina. Formarono dei gruppi intorno
all’arca e, con una violenza non più contenuta, si facevano beffe di
Noè e della sua famiglia.
Ma l’ottavo giorno cupe nubi apparvero nel cielo, accompagnate
dal brontolio del tuono e dal bagliore dei lampi e caddero le prime
gocce d’acqua. Gli uomini, che non avevano mai visto nulla del
genere, ebbero paura. Tutti pensarono: “Forse Noè aveva ragione,
forse il mondo è davvero condannato alla distruzione”. Intanto, il
cielo si oscurava sempre più e la pioggia aumentava di intensità.
Gli animali vagavano qua e là in preda al terrore e i loro confusi
lamenti sembravano preannunciare il loro destino e quello degli
uomini. Subito dopo “... tutte le fonti del grande abisso scoppiarono
e le cateratte del cielo s’aprirono” (
Genesi 7:11
). Sembrava davvero
che si fossero aperte le dighe del cielo. I fiumi travolsero gli argini
e inondarono le valli; dalla terra scaturivano grossi getti d’acqua di
eccezionale potenza, che scagliavano in alto le rocce, per centinaia
di metri, facendole poi sprofondare nel terreno.
Gli uomini assistettero alla distruzione delle loro opere. Gli
splendidi edifici, i magnifici giardini, i boschetti e i loro idoli: tutto
fu distrutto dai fulmini e trascinato via con forza. Gli altari sui
quali venivano offerti i sacrifici umani furono abbattuti e coloro
che avevano offerto il loro culto tremarono per la potenza del Dio
vivente. Ora comprendevano che la causa della loro rovina era stata
la corruzione e l’idolatria.
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La violenza della tempesta aumentò: alberi, edifici, rocce, terra,
furono scagliati in ogni direzione. Uomini e animali erano terro-
rizzati. Al di sopra del fragore della tempesta si udiva il lamento
di quelle stesse persone che avevano disprezzato l’autorità di Dio.
Perfino Satana, sorpreso in mezzo alla furia degli elementi, temette
per la propria esistenza. Egli aveva provato piacere nel dominare
una stirpe così potente e avrebbe desiderato che essa continuasse a
praticare azioni spregevoli e a ribellarsi contro il Signore del cielo.