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Patriarchi e profeti
sue mani stanche a legarlo all’altare.
Era giunto il momento: le ultime parole erano state pronunciate,
le ultime lacrime erano state versate. Il padre sollevò il coltello per
uccidere il figlio ma un angelo di Dio gli gridò dal cielo: “Abrahamo,
Abrahamo! E quegli rispose: Eccomi. E l’angelo: Non metter la
mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male; poiché ora
so che tu temi Iddio, giacché non m’hai rifiutato il tuo figliuolo,
l’unico tuo. E Abrahamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé
un montone, preso per le corna in un cespuglio. E Abrahamo andò,
prese il montone, e l’offerse in olocausto invece del suo figliuolo”
(
Genesi 22:11-13
). Quindi, pieno di gioia e di gratitudine, “pose
nome a quel luogo Jehovah-jireh”, cioè “l’Eterno vede e provvede”.
Sul monte Moriah, Dio rinnovò ancora una volta il suo patto,
confermando con un giuramento solenne le benedizioni promesse ad
Abramo e alla sua discendenza, per tutte le generazioni successive:
“Io giuro per me stesso, dice l’Eterno, che siccome tu hai fatto questo
e non m’hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo, io certo ti benedirò
e moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e come la
rena ch’è sul lido del mare; e la tua progenie possederà la porta de’
suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua
progenie, perché tu hai ubbidito alla mia voce” (
Genesi 22:16-18
).
Il grande atto di fede di Abramo è un esempio per chiunque si
proponga di seguire la via dell’ubbidienza. Egli non cercò di trovare
delle giustificazioni che lo esentassero dall’eseguire il comando di-
vino. Durante i tre giorni di viaggio, ebbe il tempo sufficiente per
riflettere, per dubitare, se in lui vi fosse stata una qualche possibilità
di dubbio. Avrebbe potuto pensare che l’uccisione del figlio l’avreb-
be fatto sembrare un assassino, un secondo Caino e che, in seguito,
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il suo insegnamento sarebbe stato rifiutato e disprezzato, vanificando
ogni suo influsso positivo. Avrebbe anche potuto addurre a discolpa
della sua disubbidienza la sua età avanzata. Tuttavia, egli non ricorse
a nessuna di queste scuse. Abramo era un essere umano, provava
passioni e affetti simili a quelli di ogni uomo e non aveva mai smesso
di domandarsi come si sarebbe adempiuta la promessa, se Isacco
fosse stato ucciso. Ciò nonostante, non si soffermò sulle ragioni del
suo cuore sofferente. Sapeva che tutte le richieste di Dio sono giuste
e oneste e perciò ubbidì all’ordine divino.
“... E Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto