Pagina 153 - Patriarchi e profeti (1998)

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La distruzione di Sodoma
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rispondere alla preghiera del patriarca, Dio salvò l’unico uomo che
ancora manifestava rispetto per lui. Un angelo, colui che Abramo
aveva implorato, si avvicinò a Lot e ordinò: “... Salvati la vita! non
guardare indietro, e non ti fermare in alcun luogo della pianura;
salvati al monte, che tu non abbia a perire” (
Genesi 19:17
). A questo
punto un’esitazione o un ripensamento sarebbero stati fatali. Uno
sguardo nostalgico sulla città amata, una sosta per rimpiangere la
magnifica casa abbandonata avrebbero causato la perdita della vita.
Il giudizio divino si sarebbe abbattuto sulla città non appena questi
poveri fuggiaschi avessero trovato scampo.
Lot, disorientato e spaventato, per paura che qualche disgrazia
lo colpisse uccidendolo, obiettò che non sarebbe riuscito a fare ciò
che gli era stato richiesto. Vivendo in quella città malvagia, tra
persone che non credevano in Dio, la sua fede si era indebolita. Il
Principe del cielo era al suo fianco, eppure egli implorava di aver
salva la vita come se Dio, che aveva dimostrato tanto interesse e
amore per lui, non volesse più proteggerlo. Avrebbe dovuto fidarsi
completamente del messaggero divino, ponendo le sue decisioni e
la sua vita nelle mani del Signore, senza dubitare minimamente. Ma
come tanti altri, cercò di fare da sé: “Ecco, questa città è vicina da
potermici rifugiare, ed è piccola. Deh, lascia ch’io scampi quivi - non
è essa piccola? - e vivrà l’anima mia!” (
Genesi 19:20
). La città era
Bale, successivamente chiamata Tsoar. Si trovava a pochi chilometri
da Sodoma e come questa era stata votata alla distruzione. Lot chiese
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che fosse risparmiata, insistendo che si trattava solo di una piccola
richiesta. Il Signore lo accontentò, dicendogli: “Ecco, anche questa
grazia io ti concedo: di non distruggere la città, della quale tu hai
parlato” (
Genesi 19:21
). La misericordia di Dio è grande, nonostante
gli errori delle sue creature.
Nuovamente venne ripetuto il solenne ordine di affrettarsi, per-
ché la tempesta non avrebbe tardato ancora molto. Ma tra i fuggitivi
qualcuno si fermò per contemplare la città ormai condannata e per
questo divenne un monumento del giudizio divino. Se Lot non avesse
esitato a ubbidire all’avvertimento degli angeli e si fosse subito di-
retto verso le montagne, senza obiettare né cercare di trattare, anche
sua moglie, colpita dalla risolutezza di suo marito, si sarebbe salvata.
L’esitazione di Lot, invece, la indusse a considerare con leggerezza
gli avvertimenti divini e a cedere a quell’errore fatale. Sebbene ella