Pagina 155 - Patriarchi e profeti (1998)

Basic HTML Version

La distruzione di Sodoma
151
zolfo e fuoco. I palazzi, i templi, le abitazioni lussuose, i giardini,
le vigne, la gente allegra e festosa che solo la notte prima aveva
insultato i messaggeri del cielo, tutto fu consumato. Il fumo della
conflagrazione si sollevò come se provenisse da una grande fornace.
Così la ridente valle di Siddim divenne desolata e, in testimonianza
della realtà della condanna di Dio nei confronti della colpa, essa non
fu più abitata né vi fu più eretta alcuna costruzione.
Le fiamme che consumarono le città della pianura devono costi-
tuire un avvertimento anche per il nostro tempo. Esse ci insegnano
una terribile e solenne lezione: se da un lato Dio dimostra una grande
misericordia per i trasgressori, vi è tuttavia un limite che gli uomini
non possono superare, perché oltre questo cessa la misericordia e
inizia l’attuazione del giudizio.
Gesù dichiara che vi sono peccati maggiori di quelli che portaro-
no Sodoma e Gomorra alla distruzione. Coloro che ascoltano l’invito
evangelico che chiama i colpevoli al pentimento e non vi prestano
attenzione, si rendono davanti a Dio responsabili di errori più gravi
di quelli degli abitanti della valle di Siddim; ancora maggiore è il
peccato di coloro che, pur professando di conoscere Dio e osservare
i suoi comandamenti, negano il Cristo nella loro vita quotidiana e
nel loro carattere. Se si tiene conto degli avvertimenti del Salvatore,
il destino di Sodoma rappresenta un solenne ammonimento non solo
per coloro che sono colpevoli di peccati evidenti, ma anche per quan-
ti si mostrano indifferenti alla guida e ai privilegi che provengono
da Dio.
Il Testimone fedele disse alla chiesa di Efeso: “Ma ho questo
contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. Ricordati dunque
donde sei caduto, e ravvediti, e fa’ le opere di prima; se no, verrò
tosto a te, e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti
ravvedi” (
Apocalisse 2:4, 5
). Il Salvatore attende una risposta alla
sua offerta di amore e perdono, motivata da un affetto più tenero
di quello che muove il cuore di un genitore umano a perdonare un
[135]
figlio ribelle e insofferente. Egli implora gli smarriti: “... Tornate a
me, ed io tornerò a voi...” (
Malachia 3:7
). Ma se colui che commette
un errore rifiuta ripetutamente di ascoltare la voce che lo chiama
con tenerezza e compassione, egli alla fine sarà abbandonato al suo
smarrimento. La sensibilità spirituale di chi ha respinto per molto
tempo la generosità di Dio diminuisce fino a rifiutare completamente