Pagina 17 - Patriarchi e profeti (1998)

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Prefazione
xiii
la sua sensibilità umana, le sue letture, la stessa profonda conoscenza
della Bibbia accompagnano la sua testimonianza, le danno forma, la
rendono più gradevole e nello stesso tempo più incisiva.
La stessa lunga gestazione letteraria dell’opera (dal 1858 al
1890), pur nella personale consapevolezza dell’origine divina della
sostanza del suo messaggio, è una testimonianza del suo contributo
a migliorare la presentazione del testo. Questo significa che, anche
quando si cerca in lei una rivelazione proveniente da Dio, non è detto
che la si debba cercare in una parola, o in un singolo argomento
usato, quanto piuttosto nella sostanza di fondo del suo messaggio
senza potere più distinguere nei particolari quanto viene da Dio o
quanto da lei. Quello che importa è che il suo personale contributo
non travisi la sostanza del messaggio ricevuto. Ma su questo, per
coloro che accettano la realtà del suo dono, non possono esservi
dubbi.
Elementi profetici e linguaggio biblico
Un particolare problema è posto dalla lettura che Ellen G. White
fa della storia del peccato originale narrata in
Genesi 2, 3
. Il testo
biblico è già di per sé abbastanza estraneo alla sensibilità moderna.
Leggere di alberi della vita e della conoscenza del bene e del male,
di un serpente tentatore, di angeli posti a guardia del giardino perché
l’uomo non si impadronisca permanentemente della nuova realtà
conquistata, tutto questo sembra eredità di un mondo culturale pas-
sato più che di una verità divina. L’impressione si accentua ancora
di più con la lettura delle pagine di Ellen G. White. Il testo biblico vi
trova infatti una sua spiegazione attraverso ampliamenti che dovreb-
bero rendere più coerente e credibile il racconto, ma che rischiano di
farlo apparire ancora più estraneo. Si pensi, per esempio, alla maledi-
zione sul serpente condannato a strisciare sul suo ventre e a nutrirsi
di polvere per tutta la vita (cfr.
Genesi 3:14
). Una visione letteralista
[11]
del testo fa subito nascere un problema. Se il serpente assume la
sua attuale postura come conseguenza del peccato, com’era prima?
La critica moderna spiega il testo vedendovi soltanto una eziologia,
cioè un racconto inventato per spiegare una situazione attuale. La
spiegazione di Ellen G. White parte invece dalla sua totale fiducia
nel testo biblico che legge così come le si presenta: il serpente è un