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Patriarchi e profeti
vero serpente e la maledizione di Dio cambia effettivamente il suo
aspetto che assomigliava a quello di una bellissima farfalla. Il tutto
è narrato in modo drammatico, ma sobrio e coerente. Non crede
nei serpenti parlanti. Il serpente è per lei solo lo strumento di cui
Satana, il vero tentatore, si serve per ingannare Eva. Facendo così
si avvicina all’interpretazione fornitaci dall’Apocalisse secondo cui
“il serpente antico... è chiamato Diavolo e Satana” (
Genesi 12:9
),
ma non ne sfrutta tutte le possibilità simboliche. È evidente che il
nostro modo di comprendere il testo di Ellen G. White dipenda da
come comprendiamo il testo biblico. Se ci poniamo di fronte alla
Genesi con gli occhi della White, allora la sua lettura è coerente
e accettabile. Se invece giudichiamo che la Genesi debba essere
letta con occhi diversi, lo stesso bisognerà fare con lei. Nell’ambito
della Chiesa Avventista sono presenti entrambe le posizioni. Il testo
biblico, può essere visto come autorevole rivelazione di una verità
storica, ma che si esprime attraverso un genere letterario che non è
quello della storia o della cronaca, ma della didattica. Allo stesso
modo in cui le grandi visioni dell’Apocalisse hanno a che fare con
una storia reale, ma esprimendola attraverso un genere letterario che
deve essere compreso in base a regole proprie.
Se si vuole mantenere intatto il valore teologico del testo della
Genesi, su cui si fonda tutta la successiva teologia cristiana della sal-
vezza, non si può svuotare il racconto del suo contenuto sostanziale,
e cioè che ci sia stato un tempo in cui, ad opera di un tentatore, l’uo-
mo abbia rotto il suo rapporto di amore e fiducia con Dio scatenando
il disordine, la violenza, la sofferenza e la morte. L’albero della
vita offerto all’uomo, corrisponde realmente a una situazione in cui
l’uomo riceve da Dio una vita senza limiti, ma quest’albero non è
altro che il simbolo della vita che ha in Dio stesso la sua origine e il
suo datore (cfr.
Apocalisse 22:1
). L’assunzione del frutto dell’albero
della conoscenza del bene e del male corrisponde veramente a una
prima dichiarazione di autonomia e autosufficienza da parte dell’uo-
mo, ma per questo non c’è bisogno di credere nell’esistenza fisica di
un albero. La Bibbia esprime una verità storica e spirituale attraverso
il linguaggio che nasceva dal contesto culturale e religioso in cui fu
scritta. In questo modo si evita di fare del racconto semplicemente
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un’espressione delle paure e delle speranze dell’uomo antico, ma si
evita anche di farlo apparire tale all’uomo moderno.