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Patriarchi e profeti
una vita. Ancora molti anni dopo, quando i suoi figli lo addoloravano
con la loro cattiveria, egli aveva sempre presente questa scena.
Giacobbe uscì dalla tenda del padre poco prima che il fratello vi
entrasse. Nonostante Esaù gli avesse venduto il diritto alla primoge-
nitura, confermando la sua rinuncia con un solenne giuramento, era
deciso a non rinunciare alle benedizioni senza preoccuparsi di ciò
che avrebbe detto il fratello. Esaù avrebbe ottenuto così il primato
nella famiglia e una parte doppia delle ricchezze di suo padre, perché
il diritto di primogenitura spirituale implicava anche dei privilegi
di carattere materiale. Tutte queste benedizioni lo interessavano e
per questo disse: “... Levisi mio padre, e mangi della caccia del suo
figliuolo, affinché l’anima tua mi benedica” (
Genesi 27:31
).
Tremando per lo stupore e l’angoscia il vecchio padre, ormai
cieco, si rese conto dell’inganno in cui era caduto. Le speranze, a
lungo accarezzate, erano state infrante ed egli avvertì la profonda
delusione del figlio maggiore. Tuttavia in lui balenò la convinzione
che era stata la provvidenza divina a impedire la realizzazione del
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suo obiettivo e a concretizzare ciò che egli aveva cercato di impe-
dire. Si ricordò delle parole pronunciate dall’angelo a Rebecca e,
nonostante il peccato di cui si era reso colpevole, Giacobbe capì di
essere più adatto di Esaù a realizzare il piano di Dio. Quando poco
prima aveva pronunciato le parole della benedizione, aveva avvertito
che lo Spirito di Dio lo aveva ispirato; ora, pur conoscendo tutte
le circostanze, confermò la benedizione data involontariamente a
Giacobbe: “... L’ho benedetto; e benedetto ei sarà” (
Genesi 27:33
).
Esaù aveva considerato tutto questo con leggerezza, perché pen-
sava fosse alla sua portata: ora che non poteva più ottenerlo, ne
provava un desiderio intenso. La sua natura impulsiva e passionale
si scatenò in tutta la sua forza, la sua angoscia e la sua collera furono
terribili. Gridando con amarezza disse: “... Benedici anche me, padre
mio!... Non hai tu riserbato qualche benedizione per me?” (
Genesi
27:34, 36
). Ma la benedizione non poteva essere revocata. Il diritto
di primogenitura che aveva barattato così banalmente, non poteva
essere riacquistato. “Per una sola pietanza”, per la soddisfazione
momentanea di un appetito non controllato, Esaù aveva venduto
la sua primogenitura: ora che si era reso conto della sua follia, era
troppo tardi; “... anche quando più tardi volle eredare la benedizione
fu respinto, perché non trovò luogo a pentimento, sebbene la richie-