Pagina 175 - Patriarchi e profeti (1998)

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L’esilio di Giacobbe
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pronunciò queste parole: “... Io sono l’Eterno, l’Iddio d’Abrahamo
tuo padre e l’Iddio di Isacco...” (
Genesi 28:13
). La terra su cui
egli riposava come fuggiasco ed esule venne promessa a lui e alla
sua progenie con questo impegno: “... tutte le famiglie della terra
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saranno benedette in te...” (
Genesi 28:14
). La promessa annunciata
ad Abramo e Isacco ora era stata rinnovata a Giacobbe. In quel
momento di particolare solitudine e tristezza egli ricevette inoltre
questo messaggio di conforto e di incoraggiamento: “Ed ecco, io
son teco, e ti guarderò dovunque tu andrai, e ti ricondurrò in questo
paese; poiché io non ti abbandonerò prima d’aver fatto quello che
t’ho detto” (
Genesi 28:15
).
Il Signore conosceva gli influssi negativi che avrebbero circon-
dato Giacobbe e i pericoli a cui sarebbe stato esposto e nella sua
bontà gli svelò il futuro. Pentito, egli avrebbe potuto comprendere il
piano che Dio aveva per lui ed essere quindi pronto a resistere alle
tentazioni future, soprattutto nel momento in cui si fosse trovato tra
uomini astuti e dediti al culto delle divinità pagane. Così avrebbe
sempre avuto presente davanti a lui l’alto ideale a cui doveva tendere
e la consapevolezza di essere uno strumento per la realizzazione del
piano di Dio lo avrebbe sempre aiutato a rimanere fedele.
In questa visione era stato presentato a Giacobbe il piano della
salvezza, non in maniera completa ma comunque in tutti gli elementi
essenziali per lui e per il suo tempo. La scala mistica apparsagli in
sogno era la stessa a cui il Cristo si riferì nella conversazione con
Natanaele quando disse: “... Vedrete il cielo aperto e gli angeli di
Dio salire e scendere sopra il Figliuol dell’uomo” (
Giovanni 1:51
).
Prima della ribellione di Adamo contro l’autorità divina, Dio e
l’uomo potevano comunicare liberamente; il peccato di Adamo ed
Eva separò la terra dal cielo e precluse questa comunione. Il mondo
non fu comunque abbandonato: la scala infatti rappresenta Gesù,
colui che con i suoi meriti ha gettato un ponte fra Dio e l’uomo,
superando l’abisso aperto dal male; senza di lui, gli angeli non
avrebbero potuto realizzare nessun contatto con gli uomini decaduti.
È il Cristo che unisce l’uomo, debole e senza alcuna speranza, alla
sorgente della potenza infinita. Tutto questo era stato rivelato a
Giacobbe in sogno. Sebbene egli avesse compreso solo una parte
della rivelazione, queste grandi e misteriose verità furono l’oggetto
delle sue riflessioni per tutta la vita e la sua comprensione divenne