Pagina 183 - Patriarchi e profeti (1998)

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L’esilio di Giacobbe
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falsità, lo rimproverava per la sua partenza segreta che non gli ave-
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va concesso, come padre, l’opportunità di organizzare una festa di
addio e salutare le sue figlie e i loro bambini.
In risposta, Giacobbe denunciò con chiare parole l’atteggiamento
egoistico e avido di Labano, che invitò a testimoniare della sua
fedeltà e onestà. “Se l’Iddio di mio padre, l’Iddio d’Abrahamo e il
Terrore di Isacco non fosse stato meco” disse Giacobbe “certo tu
m’avresti ora rimandato a vuoto. Iddio ha veduto la mia afflizione
e la fatica delle mie mani, e la notte scorsa ha pronunziato la sua
sentenza” (
Genesi 31:42
).
Labano non poteva negare questi fatti e perciò propose di stringe-
re un patto di pace. Giacobbe acconsentì e come segno dell’alleanza
fu eretto un tumulo di pietre a cui Labano diede il nome di Mitspa,
cioè “torre di vedetta”, dicendo: “L’Eterno tenga l’occhio su me e
su te quando non ci potremo vedere l’un l’altro” (
Genesi 31:49
).
“Labano disse ancora a Giacobbe: Ecco questo mucchio di pietre,
ed ecco il monumento che ho eretto fra me e te. Sia questo mucchio
un testimonio... che io non passerò oltre questo mucchio per andare
a te e che tu non passerai oltre questo mucchio e questo monumento,
per far del male. L’Iddio d’Abrahamo e l’Iddio di Nahor, l’Iddio
del padre loro, sia giudice fra noi! E Giacobbe giurò per il Terrore
d’Isacco suo padre” (
Genesi 31:51-53
). Per confermare il patto fu
indetta una festa e la notte venne trascorsa in comunione fraterna.
All’alba Labano partì insieme al suo gruppo. Con questa separazione
cessò ogni rapporto tra i discendenti di Abramo e gli abitanti della
Mesopotamia.
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