Pagina 187 - Patriarchi e profeti (1998)

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La lotta notturna
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aveva cercato di ottenere con l’inganno il diritto di primogenitura;
non aveva avuto fiducia nelle promesse divine e aveva affrettato la
realizzazione di ciò che Dio stesso avrebbe compiuto, secondo il suo
piano, al momento opportuno. Come dimostrazione del fatto che era
stato veramente perdonato, il suo nome venne cambiato, affinché
non portasse più dentro di sé il ricordo della colpa, ma quello della
vittoria. E l’angelo gli disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe
[colui che soppianta] ma Israele, poiché tu hai lottato con Dio e con
gli uomini, ed hai vinto” (
Genesi 32:28
).
Giacobbe aveva ricevuto la benedizione tanto desiderata. L’in-
ganno era stato perdonato, la sua crisi superata; il dubbio, le incer-
tezze e il rimorso che avevano travagliato la sua esistenza erano
stati sostituiti dalla pace e dalla dolcezza della riconciliazione con
Dio. Non temeva più l’incontro con suo fratello. Lo stesso Dio che
aveva perdonato i suoi peccati, avrebbe spinto Esaù ad accettare
l’umiliazione e il pentimento del fratello.
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Mentre Giacobbe lottava con l’Angelo, Esaù ricevette la visita
di un altro messaggero. Egli vide in sogno suo fratello, che per ven-
t’anni era vissuto lontano dalla casa del padre. Vide la sua angoscia
mentre gli comunicava la morte della madre. Lo vide circondato
e protetto dagli eserciti di Dio. Raccontò il sogno ai suoi soldati e
ordinò di non far del male a Giacobbe, perché il Dio di suo padre
era con lui.
I due fratelli finalmente si incontrarono: da un lato il condottiero
del deserto, alla testa dei suoi uomini armati; dall’altro Giacobbe,
con le mogli e i bambini, accompagnati dai pastori, dalle serve e
seguiti da greggi e mandrie. Il patriarca, appoggiandosi a un bastone,
si avviò verso i soldati. Era pallido e debole per la lotta appena
sostenuta e camminava lentamente, con fatica, fermandosi a ogni
passo, ma il suo volto era sereno e felice. Alla vista di quell’uomo
invalido “... Esaù gli corse incontro, l’abbracciò, gli si gettò al collo,
e lo baciò: e piansero” (
Genesi 33:4
). Quando quei rozzi soldati
videro la scena si commossero. Nonostante Esaù avesse raccontato il
suo sogno, non si erano resi conto del cambiamento che era avvenuto
nel loro capo. Guardando il patriarca infermo non capirono che il
segreto della sua forza risiedeva proprio nella sua fragilità.
In quella notte di angoscia nei pressi dello Iabbok, quando sem-
brava ormai destinato alla morte, Giacobbe capì che era inutile