Pagina 188 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
contare sulle forze umane e avere fiducia nelle sue possibilità che
non potevano garantirgli la tranquillità. Indifeso, consapevole della
propria indegnità, capì che l’aiuto poteva venire solo da colui che
egli aveva offeso così gravemente; invocò la promessa del perdono
di Dio per il peccatore pentito. Essa rappresentava per lui la certezza
che Dio lo avrebbe accettato. Infatti la convinzione che quella pro-
messa sarebbe stata mantenuta, anche se il cielo e la terra fossero
cambiati, lo aveva sostenuto in quella lotta terribile.
L’esperienza di Giacobbe, durante quella notte di angoscia, rap-
presenta la prova che il popolo di Dio dovrà affrontare prima del
ritorno del Cristo. Il profeta Geremia, contemplando una scena di
questi eventi della fine, disse: “... Noi udiamo un grido di terrore, di
spavento, e non di pace... Perché tutte le facce son diventate pallide?
Ahimè, perché quel giorno è grande; non ve ne fu mai altro di simile;
è un tempo di distretta per Giacobbe; ma pure ei ne sarà salvato”
(
Geremia 30:5-7
).
Questo tempo di prova inizierà quando il Cristo avrà completato
la sua opera di mediazione in favore dell’uomo. Allora il destino di
ogni essere umano sarà deciso e non vi sarà più alcuna possibilità di
pentimento e liberazione dalla colpa. Quando Gesù non intercederà
più presso Dio in favore dell’uomo, verrà annunciato solennemente:
“Chi è ingiusto sia ingiusto ancora; chi è contaminato si contamini
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ancora; e chi è giusto pratichi ancora la giustizia e chi è santo si
santifichi ancora” (
Apocalisse 22:11
). Allora lo Spirito di Dio si
allontanerà dalla terra e, come Giacobbe fu minacciato di morte dal
fratello, il popolo di Dio sarà in pericolo perché l’umanità, ostile a
causa del male, cercherà di annientarlo. Così come il patriarca com-
batté tutta la notte per ottenere la liberazione da Esaù, in quel tempo
il giusto griderà a Dio giorno e notte per essere liberato dai nemici
che lo circonderanno. Satana aveva accusato Giacobbe davanti agli
angeli di Dio, rivendicando il diritto di distruggerlo a causa del suo
peccato: aveva indotto Esaù a schierarsi contro il fratello e durante
la lunga notte di lotta del patriarca, si era sforzato di schiacciarlo con
i sensi di colpa, affinché si scoraggiasse e abbandonasse il Signore.
Quando Giacobbe, nella sua angoscia, trattenne l’Angelo suppli-
candolo fra le lacrime, quest’ultimo, per mettere alla prova la sua
fede, gli ricordò il suo errore e cercò di fuggire da lui. Giacobbe si
oppose: sapeva che Dio è buono e si era affidato alla sua generosità.