Pagina 202 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
proteggerlo. Sapeva inoltre che Dio, nel suo amore, avrebbe offerto
all’uomo un Redentore. Tutte queste preziose lezioni gli ritornarono
in mente proprio in quei momenti. Giuseppe sapeva che il Dio
di Giacobbe sarebbe stato anche il suo Dio. Perciò egli si affidò
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completamente al Protettore d’Israele e lo pregò di rimanere con lui
nella sua terra d’esilio.
Nell’attimo in cui prese l’importante decisione di rimanere fe-
dele a Dio, il suo animo ebbe un fremito. Aveva deciso di ubbidire
all’Eterno, in ogni circostanza. Avrebbe servito il Signore con tutto
il cuore e avrebbe affrontato ogni prova con coraggio, compiendo
il suo dovere con fedeltà. L’esperienza di quel giorno fu decisiva
per la vita di Giuseppe. Una terribile disgrazia aveva trasformato un
ragazzino viziato in un uomo riflessivo, coraggioso e padrone di sé.
Quando arrivò in Egitto Giuseppe fu venduto a Potifar, capitano
delle guardie del re. Il giovane lo servì per dieci anni. In questa posi-
zione fu esposto a grandi tentazioni e visse circondato dall’idolatria.
L’adorazione delle divinità pagane era rivestita dal fasto della ric-
chezza e veniva giustificata come parte integrante della cultura della
nazione più civilizzata del tempo. Giuseppe conservò comunque
la sua semplicità e rimase fedele a Dio. Vivendo in un ambiente
depravato, egli agiva come se non vedesse e non udisse nulla: non
permise mai che la sua mente indugiasse su quei soggetti proibiti.
Il desiderio di assicurarsi il favore degli egiziani non lo spinse a
compromessi con i suoi princìpi. Se lo avesse fatto, sarebbe stato
sopraffatto dalla tentazione. Ma Giuseppe non si vergognava della
religione dei suoi padri e non cercò di nascondere la sua identità di
credente.
“E l’Eterno fu con Giuseppe, il quale prosperava... E il suo
signore vide a che l’Eterno era con lui, che l’Eterno gli faceva
prosperare nelle mani tutto quello che intraprendeva” (
Genesi 39:2,
3
). La fiducia di Potifar in Giuseppe aumentava di giorno in giorno:
infine, lo promosse suo intendente, accordandogli il controllo di
tutti i suoi beni. “Potifar lasciò tutto quello che aveva nelle mani
di Giuseppe; e non s’occupava più di cosa alcuna, tranne del suo
proprio cibo...” (
Genesi 39:6
).
Giuseppe aveva successo in tutti gli affari che gli venivano affida-
ti. Tutto ciò non era il risultato di un miracolo perché le benedizioni
divine si limitavano a coronare il suo impegno, la sua precisione e