Pagina 211 - Patriarchi e profeti (1998)

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Giuseppe e i suoi fratelli
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gente sincera, i tuoi servitori non son delle spie” (
Genesi 42:10, 11
).
Giuseppe voleva sapere se in loro prevaleva ancora l’atteggiamento
arrogante che conosceva così bene; inoltre, desiderava avere notizie
della sua famiglia. Sapeva che le loro dichiarazioni, probabilmente,
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non sarebbero state sincere. Ripeté l’accusa ed essi replicarono: “...
Noi, tuoi servitori, siamo dodici fratelli, figliuoli di uno stesso uomo,
del paese di Canaan. Ed ecco, il più giovane è oggi con nostro padre
e uno non è più” (
Genesi 42:13
).
Il governatore finse di dubitare dell’autenticità del loro racconto,
considerandoli come delle spie. Dichiarò quindi che li avrebbe messi
alla prova: chiese che uno di loro ritornasse a casa e conducesse
il fratello minore in Egitto, mentre gli altri sarebbero rimasti. Se
non avessero ubbidito, avrebbero subìto il trattamento riservato alle
spie. Ma i figli di Giacobbe non avevano il coraggio di accettare
quella proposta: il tempo necessario per attuarla avrebbe costretto
le loro famiglie a soffrire la fame. Del resto chi avrebbe voluto
affrontare il viaggio da solo, lasciando gli altri fratelli in prigione?
Con quali parole avrebbe spiegato la situazione al padre? Ormai si
profilava davanti a loro la prospettiva di una condanna a morte o
alla schiavitù. Se Beniamino fosse stato portato in Egitto avrebbe
certamente condiviso il loro destino. Decisero quindi di rimanere e
soffrire insieme, piuttosto che addolorare ulteriormente il padre con
la perdita dell’unico figlio che gli rimaneva. Furono quindi gettati in
prigione e vi rimasero per tre giorni.
Il carattere dei figli di Giacobbe era cambiato durante gli anni
in cui Giuseppe era vissuto lontano da loro. In passato erano stati
invidiosi, facilmente irritabili, falsi, crudeli e vendicativi; ora invece,
provati dalle difficoltà, si dimostravano altruisti, sinceri e affeziona-
ti al padre. Nonostante fossero ormai uomini maturi, rispettavano
l’autorità paterna.
I tre giorni trascorsi nella prigione egiziana permisero ai fratelli
di riflettere seriamente sui loro errori passati. Se non avessero fatto
venire Beniamino in Egitto, la loro condanna come spie sarebbe stata
certa. D’altra parte, vi erano poche speranze che il padre acconsen-
tisse a lasciar andare il suo ultimo figlio. Il terzo giorno Giuseppe li
fece chiamare; non aveva il coraggio di trattenerli ancora. Suo padre
e le famiglie della sua casa forse soffrivano già la fame. “... Fate
questo, e vivrete” disse Giuseppe. “Io temo Iddio! Se siete gente