Pagina 214 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
L’Iddio onnipotente vi faccia trovar grazia dinanzi a quell’uomo,
sì ch’egli vi rilasci l’altro vostro fratello e Beniamino. E se debbo
esser privato dei miei figliuoli, ch’io lo sia!” (
Genesi 43:14
).
I fratelli tornarono di nuovo in Egitto e si presentarono a Giu-
seppe. Appena egli vide Beniamino, il figlio di sua madre, provò
una profonda commozione. Nascose i suoi sentimenti e ordinò che
fossero accompagnati a casa sua e venissero fatti i preparativi neces-
sari perché potessero pranzare con lui. Quando i figli di Giacobbe
furono condotti nel palazzo del governatore si allarmarono, temendo
di essere stati chiamati a rendere conto del denaro trovato nei loro
sacchi. Pensavano, infatti, che si trattasse di un espediente desti-
nato a fornire il pretesto per una condanna alla schiavitù. Molto
preoccupati, consultarono l’intendente della casa, raccontandogli le
circostanze della loro visita in Egitto: per provare la loro innocenza
avevano riportato indietro la somma ritrovata nei sacchi, insieme al
denaro per comprare altro cibo. Aggiunsero: “... Noi non sappiamo
chi avesse messo il nostro denaro nei nostri sacchi”. L’uomo replicò:
“Datevi pace, non temete, l’Iddio vostro e l’Iddio del vostro padre ha
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messo un tesoro nei vostri sacchi. Io ebbi il vostro danaro...” (
Genesi
43:23
). Si tranquillizzarono quando anche Simeone, liberato dalla
prigione, si unì a loro e capirono che Dio li aveva benedetti.
Quando il governatore arrivò gli offrirono i loro doni e umilmen-
te “s’inchinarono fino a terra davanti a lui” (
Genesi 43:26
). Così egli
si ricordò ancora dei suoi sogni e dopo aver salutato gli ospiti chiese
con impazienza: “... Vostro padre, il vecchio di cui mi parlaste, sta
egli bene? Vive egli ancora? E quelli risposero: Il padre nostro, tuo
servo, sta bene; vive ancora”. Allora Giuseppe si fermò davanti a
Beniamino e disse: “È questo il vostro fratello più giovine di cui mi
parlaste?... Iddio ti sia propizio, figliuol mio!” (
Genesi 43:27-29
),
ma vinto dall’emozione non poté dire più niente. Entrò nella sua
camera e pianse.
Riacquistato l’autocontrollo, Giuseppe ritornò nella sala e tutti
si prepararono per la festa. Secondo le leggi di casta, era proibito
agli egiziani mangiare con gli stranieri. Perciò i figli di Giacobbe
ebbero a disposizione un tavolo riservato. Il governatore, in consi-
derazione del suo alto rango, mangiava in un tavolo a parte, come
gli altri egiziani. Quando tutti furono seduti, i fratelli notarono con
stupore che erano stati sistemati per ordine di età. “Giuseppe fe’