Pagina 219 - Patriarchi e profeti (1998)

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Giuseppe e i suoi fratelli
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quella promessa da Dio, la possibilità di svilupparsi, poiché era
abitata da potenti tribù pagane che l’avrebbero occupata ancora
per quattro generazioni. Infine, se i discendenti d’Israele fossero
diventati un popolo numeroso nella terra di Canaan, si sarebbero
trovati di fronte a due sole alternative: cacciare gli abitanti dal paese
oppure unirsi a loro, perdendo la propria identità. Nessuna delle
soluzioni era conforme al piano divino: se si fossero uniti ai cananei,
infatti, essi avrebbero corso il rischio di essere sedotti dall’idolatria.
L’Egitto era quindi la terra più adatta per realizzare il progetto divino,
tanto più che ai discendenti di Giacobbe fu offerta una zona fertile e
ricca d’acqua, che favorì un rapido sviluppo. Inoltre, la resistenza
che questa loro occupazione incontrò in Egitto - “... poiché gli
Egiziani hanno in abominio tutti i pastori” (
Genesi 46:34
) - li aiutò
a rimanere un popolo ben identificabile e separato, estraneo alle
tradizioni religiose del paese.
Arrivato in Egitto, Giacobbe e il suo numeroso seguito si recaro-
no direttamente nella terra di Goscen, dove giunse anche Giuseppe
sul cocchio reale, scortato da un seguito principesco. In quel mo-
mento Giuseppe sembrò dimenticare lo splendore in cui era abituato
a vivere e la dignità della sua posizione: un unico pensiero riempiva
la sua mente e suscitava in lui una profonda commozione. Appena
vide che i viaggiatori si avvicinavano, non riuscì più a controllare
l’ardente affetto che aveva dovuto soffocare per tanto tempo: saltò
dal suo carro e si affrettò a porgere il benvenuto a suo padre. “... Gli
si gettò al collo, e pianse lungamente sul collo di lui. E Israele disse
a Giuseppe: Ora, ch’io muoia pure, giacché ho veduto la tua faccia,
e tu vivi ancora!” (
Genesi 46:29, 30
).
Giuseppe presentò cinque dei suoi fratelli al faraone, che gli
assegnò la regione di Goscen come territorio per la sua famiglia. In
segno di gratitudine nei confronti del suo primo ministro, il sovrano
avrebbe voluto onorare quegli uomini nominandoli ufficiali di stato.
Giuseppe, sempre fedele all’Eterno, volle però risparmiare ai suoi
fratelli le tentazioni a cui sarebbero stati esposti in una corte pagana
e consigliò loro, durante la discussione con il re, di parlare con
franchezza della loro occupazione. I figli di Giacobbe seguirono
il suo consiglio, sottolineando che non erano giunti in Egitto per
rimanervi per sempre e che si riservavano la possibilità di partire, se
un giorno l’avessero desiderato. Il re, tenendo fede alla sua prima