Giuseppe e i suoi fratelli
221
come esseri perfetti, noi, di fronte alla fragilità della nostra natura,
ai nostri errori e ai nostri fallimenti, ci saremmo abbandonati alla
disperazione. Le Scritture ci mostrano che anche altri, nel passato,
hanno lottato contro lo scoraggiamento e come noi sono stati so-
praffatti dalla tentazione. La consapevolezza che, nonostante tutto
questo, siano stati sostenuti dalla grazia divina e abbiano trionfato,
costituisce per noi un incoraggiamento a continuare la nostra lotta
per la giustizia. Nonostante gli errori, essi ricostruirono la loro fede e
furono benedetti da Dio: allo stesso modo, anche noi possiamo supe-
rare le difficoltà, grazie alla forza di Gesù. D’altra parte, il racconto
delle loro esperienze può rappresentare per noi un avvertimento,
perché ci insegna che per nessun motivo Dio considererà innocente
chi è colpevole. Il Signore conosce le mancanze degli uomini che ha
favorito maggiormente: Egli le considera con più severità di quelle
di chi ha avuto privilegi e responsabilità minori.
Dopo la sepoltura di Giacobbe i fratelli di Giuseppe dimenti-
carono la sua generosità nei loro confronti. Consapevoli delle loro
colpe, divennero diffidenti e sospettosi. Forse - pensavano - egli
aveva solo ritardato la sua vendetta per rispetto del padre e ora li
avrebbe colpiti con una punizione a lungo meditata. Non osando
rivolgersi direttamente a lui, gli inviarono questo messaggio: “... Tuo
padre, prima di morire, dette quest’ordine: Dite così a Giuseppe:
Deh, perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato, per-
ché t’hanno fatto del male. Deh, perdona dunque il misfatto de’ servi
[198]
dell’Iddio di tuo padre” (
Genesi 50:16, 17
). Il messaggio commosse
Giuseppe fino alle lacrime. I suoi fratelli, incoraggiati, vennero da
lui e gli si gettarono ai piedi dicendo: “Ecco, siamo tuoi servi”. Giu-
seppe li amava in modo profondo e disinteressato: il fatto che essi
lo avessero creduto animato da un desiderio di vendetta, lo rattristò.
“Non temete” disse “poiché son io forse al posto di Dio? Voi avete
pensato del male contro a me; ma Dio ha pensato di convertirlo in
bene, per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita
un popolo numeroso. Ora dunque non temete; io sostenterò voi e i
vostri figliuoli...” (
Genesi 50:19-21
).
La vita di Giuseppe simboleggia quella del Cristo. L’invidia
aveva spinto i suoi fratelli a venderlo come schiavo: in questo mo-
do essi pensavano di impedire che diventasse più potente di loro.
Quando Giuseppe fu deportato in Egitto, sperarono di non essere