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Patriarchi e profeti
il suo popolo. Così, essi decisero di non permettere il sacrificio del
piccolo. La loro fede in Dio li incoraggiò a tal punto che “... non
temettero il comandamento del re” (
Ebrei 11:23
).
La madre riuscì a nascondere il bambino per tre mesi. Con il
passare del tempo, vedendo che non era più possibile tenerlo, se
non con gravi rischi per la sua vita, preparò un cesto di giunchi, lo
rese impermeabile con bitume e pece e vi pose il neonato. Poi lo
nascose tra le piante, presso la riva del fiume. Non ebbe il coraggio
di rimanere a sorvegliarlo, perché temeva per la vita di entrambi.
Sua figlia Miriam, però, che si teneva a una certa distanza, osservava
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con attenzione, ansiosa di vedere quale sarebbe stata la sorte del
fratellino. Ma Miriam non era la sola a occuparsi del bimbo. Con
appassionate preghiere, la madre aveva affidato il piccolo alla prote-
zione di Dio. Alcuni angeli invisibili, che vegliavano sulla fragile
culla, condussero la figlia del faraone in quella direzione. La cu-
riosità della donna egiziana fu attratta da quella piccola cesta. Non
appena ella vide quel magnifico bambino, comprese subito quali
fossero le sue origini. Le lacrime del piccolo la commossero e provò
simpatia per la madre sconosciuta che era ricorsa a un simile strat-
tagemma per preservare la preziosa vita della sua creatura. Decise
di salvare il neonato: l’avrebbe adottato come figlio. Miriam aveva
osservato di nascosto tutta la scena: intuendo che il bambino era in
buone mani, si avvicinò con circospezione e domandò: “... Devo
andare a chiamarti una balia tra le donne ebree che t’allatti questo
bimbo?” (
Esodo 2:7
). Il permesso le fu accordato. La fanciulla corse
dalla madre per portarle la lieta notizia e ritornò subito con lei dalla
figlia del faraone. “... Porta via questo bambino, allattamelo, e io ti
darò il tuo salario” (
Esodo 2:9
) disse la principessa.
Dio aveva ascoltato le preghiere di quella madre: la sua fede era
stata ricompensata. Con profonda gioia e gratitudine, ella si dedicò
in piena libertà al suo importante incarico di educatrice. Approfittò
di ogni opportunità per insegnare al bambino la fede in Dio; era
sicura che fosse stato salvato per compiere una grande missione.
Jokebed sapeva che un giorno avrebbe dovuto restituire il piccolo
alla madre adottiva: da quel momento, egli sarebbe stato circondato
da influssi che facilmente avrebbero potuto allontanarlo da Dio.
Perciò si dedicò alla sua educazione con una cura superiore a quella
che aveva dimostrato per gli altri figli. Cercò di imprimere nella