Pagina 232 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
offrire un giusto orientamento ai propri figli. In quel giorno sarà
evidente come molti di coloro che hanno illuminato e benedetto
il mondo con la loro genialità e con una vita ispirata ai princìpi
della verità e del bene, devono il loro successo e il loro influsso
positivo in primo luogo ai princìpi che una madre cristiana, dedita
alla preghiera, ha insegnato loro.
Alla corte del faraone Mosè raggiunse un alto livello di forma-
zione civile e militare. Il monarca aveva deciso di fare del nipote
adottivo il suo successore al trono e il giovane ricevette quindi un’e-
ducazione adeguata alla sua alta posizione. “E Mosè fu educato in
tutta la sapienza degli Egizi ed era potente nelle sue parole ed opere”
(
Atti 7:22
). Per la sua abilità come condottiero militare fu ritenuto
uno dei migliori ufficiali dell’esercito egiziano: tutti lo considera-
vano un uomo straordinario. Così il piano di Satana fallì. Proprio il
decreto che condannava a morte i bambini ebrei era stato utilizzato
da Dio per favorire l’educazione e la preparazione della futura guida
del suo popolo.
Gli anziani d’Israele appresero dagli angeli che il tempo della
loro liberazione era vicino e che Mosè era l’uomo di cui Dio si
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sarebbe servito per realizzare quest’opera. Gli angeli dissero a Mo-
sè che era stato scelto dall’Eterno per liberare il suo popolo dalla
schiavitù. Supponendo che sarebbe stato necessario uno scontro mi-
litare, egli pensò che il suo compito fosse quello di guidare gli ebrei
contro l’esercito egiziano. In questo caso, il suo attaccamento alla
madre adottiva e al faraone avrebbero potuto costituire un ostacolo
al compimento della volontà divina.
Secondo le leggi egiziane, l’erede al trono dei faraoni doveva di-
ventare membro della casta sacerdotale. Mosè, come possibile erede
avrebbe dovuto essere iniziato ai misteri della religione nazionale.
Pur studiando con grande impegno e interesse, non si lasciò convin-
cere a partecipare al culto degli dèi egiziani. Fu minacciato di essere
escluso dalla successione al regno: se avesse continuato nella sua
adesione alla fede ebraica, la principessa lo avrebbe rinnegato. Ma la
sua decisione di rendere omaggio esclusivamente a Dio, il Creatore
del cielo e della terra, fu irremovibile. Discutendo con i sacerdoti e
gli adoratori delle divinità egizie, Mosè dimostrò l’insensatezza della
loro superstiziosa venerazione di oggetti inanimati. Nessuno poteva
confutare le sue argomentazioni o cambiare le sue idee. La sua osti-