Pagina 244 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
al sole. I muri degli edifici più belli, per la costruzione dei quali
occorrevano molti schiavi, erano stati edificati con questo materiale
e in un secondo tempo rivestiti in pietra.
Per rendere l’argilla più consistente, veniva usata la paglia, che
quindi doveva essere disponibile in grandi quantità. Il re ordinò che
quel materiale non fosse più fornito agli schiavi: essi avrebbero
dovuto procurarselo da soli e produrre la stessa quantità di mattoni.
L’ordine gettò gli israeliti nella disperazione. Gli ispettori egi-
ziani avevano nominato degli ebrei come sorveglianti, perché essi
controllassero il lavoro eseguito dal popolo e ne fossero responsa-
bili. Quando il decreto entrò in vigore, gli israeliti si sparsero per
tutto il paese e raccolsero la stoppia invece della paglia. Tuttavia, si
accorsero che era impossibile compiere la stessa quantità di lavoro.
In seguito a questo fallimento, i sorveglianti ebrei furono picchiati
crudelmente.
Allora i responsabili dei lavori si recarono dal sovrano presen-
tando le loro rimostranze: essi supponevano infatti che a determinare
questo inasprimento fossero stati i loro ispettori, e non il re. Egli
rispose con un rimprovero: “... Siete dei pigri! Siete dei pigri! Per
questo dite: Andiamo a offrir sacrifizi all’Eterno” (
Esodo 24:17
).
Il faraone ordinò che tornassero alle loro occupazioni e dichiarò
che il carico di lavoro non sarebbe stato in nessun modo alleggerito.
Ritornando dal palazzo reale i sorveglianti ebrei incontrarono Mosè
e Aronne, ai quali espressero le loro proteste dicendo: “... L’Eterno
volga il suo sguardo su voi, e giudichi! Poiché ci avete messi in
cattivo odore dinanzi a faraone e dinanzi ai suoi servitori, e avete
loro messa la spada in mano perché ci uccida” (
Esodo 5:21
).
Nel sentire questi rimproveri, Mosè fu assalito da una grande
angoscia. Le sofferenze del popolo erano aumentate; in tutto il paese
ogni israelita, giovane o vecchio che fosse, gridava per la dispera-
zione e attribuiva a lui la responsabilità di quel grave peggioramento
delle condizioni della schiavitù. Con profonda amarezza Mosè si
rivolse al Signore e gli disse: “Signore, perché hai fatto del male a
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questo popolo? Perché dunque mi hai mandato? Poiché, da quando
sono andato da Faraone per parlargli in tuo nome, egli ha maltrattato
questo popolo, e tu non hai affatto liberato il tuo popolo” (
Esodo
5:22, 23
). Ma Dio rispose: “... Ora vedrai quello che farò a Faraone;
perché, forzato da una mano potente, li lascerà andare; anzi, forzato