Pagina 248 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
Il miracolo che si era verificato sotto gli occhi del faraone non era
stato determinato dai poteri miracolosi di Mosè o Aronne, ma da
Dio stesso. Questi segni straordinari avrebbero dovuto convincere
il faraone che era stato il grande “Io sono” a inviare Mosè, e che
era suo dovere far partire gli israeliti, affinché potessero adorare il
Dio vivente. I maghi erano riusciti a realizzare prodigi straordinari
perché non avevano agito con i loro mezzi, ma grazie alla potenza
di Satana che li aiutava a simulare l’opera dell’Eterno.
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In realtà, i maghi non erano riusciti a trasformare i bastoni in
serpenti: i loro incantesimi e l’aiuto del diavolo avevano prodotto
l’apparenza di un fenomeno reale. Satana, infatti, pur possedendo
tutta la sapienza e il potere di un angelo decaduto, non avrebbe mai
potuto trasformare i bastoni in serpenti, perché non può creare la
vita: questa è una prerogativa che appartiene solo a Dio. Tuttavia,
egli fece tutto ciò che era in suo potere: simulare un miracolo.
Apparentemente quei bastoni sembravano serpenti veri, tanto che
perfino il faraone e la sua corte li credettero uguali a quello di
Mosè; allora il Signore fece in modo che il vero serpente divorasse
quelli falsi. Ma neppure quest’azione fu considerata dal faraone un
segno della potenza divina: infatti, egli l’attribuì a un potere magico
superiore a quello dei suoi servitori.
Volendo giustificare la sua ostinazione nel rifiutare l’ordine di-
vino, il sovrano cercò un pretesto per diminuire la credibilità dei
miracoli che Dio aveva compiuto tramite Mosè. L’occasione gli fu
offerta da Satana stesso: l’incantesimo compiuto dai maghi fece sì
che gli egiziani considerassero i miracoli di Mosè e Aronne come il
risultato di un abile sortilegio. Il loro messaggio, dunque, non poteva
essere considerato come proveniente da Dio. Con questo inganno,
Satana ottenne ciò che desiderava: fomentare la ribellione da parte
degli egiziani, inducendo il faraone a chiudere la propria coscienza a
qualsiasi tentativo di persuasione. Inoltre, sperava di indurre Mosè e
Aronne a dubitare dell’origine divina della loro missione; in questo
modo, le forze del male avrebbero avuto il sopravvento. Egli non
voleva che i figli d’Israele fossero liberati dalla schiavitù per servire
il Dio vivente.
Tuttavia, una motivazione ancora più profonda aveva spinto Sa-
tana a manifestare i suoi prodigi attraverso i maghi. Egli sapeva
bene che Mosè, liberando i figli d’Israele dalla schiavitù, avrebbe