Le piaghe d’Egitto
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considerati sacri dagli egiziani: l’uccisione di un solo esemplare,
anche se per cause accidentali, era ritenuto un crimine punibile con
la morte. Sarebbe stato impossibile svolgere questi atti di culto in
Egitto senza essere accusati di sacrilegio. Ancora una volta Mosè
chiese al sovrano di permettere agli israeliti di allontanarsi a una
distanza di tre giornate di cammino, nel deserto. Il faraone accon-
sentì e chiese a Mosè e Aronne di pregare affinché la piaga cessasse.
Essi promisero di farlo, ma lo avvertirono di non tentare ancora
di ingannarli. Il flagello finì, ma il sovrano era diventato di nuovo
inflessibile. Ostinandosi nel suo atteggiamento ribelle, egli rifiutò
ancora una volta di concedere il suo permesso.
Seguì allora una calamità ancora più terribile: una malattia mor-
tale colpì tutto il bestiame che si trovava nei campi. Distrusse sia
gli animali sacri sia quelli da soma. Era stato predetto che la pia-
ga non avrebbe colpito gli ebrei. Lo stesso faraone, attraverso dei
messaggeri inviati presso gli israeliti, volle constatare l’adempier-
si della dichiarazione di Mosè. “... Neppure un capo del bestiame
degl’israeliti era morto...” (
Esodo 9:7
). Ma il sovrano era ancora
irremovibile.
Dio disse quindi a Mosè di prendere della cenere da una fornace
e di spargerla “verso il cielo, sotto gli occhi di Faraone”. Si trattava
di un gesto molto significativo: quattrocento anni prima, Dio aveva
preannunciato ad Abramo la futura schiavitù del suo popolo serven-
dosi dell’immagine di una fornace fumante e di una lampada ardente.
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In quella profezia, il Signore aveva dichiarato che gli oppressori d’I-
sraele sarebbero stati più volte puniti, finché non avessero liberato
il popolo dalla sua prigionia. Allora gli ebrei sarebbero partiti con
grandi ricchezze.
In Egitto, Israele aveva sofferto a lungo nella fornace del dolore.
Quel gesto di Mosè doveva ricordare agli israeliti che Dio non si era
dimenticato del patto stipulato e che il tempo della loro liberazione
era giunto.
Non appena la cenere fu lanciata verso l’alto essa si sparse per
tutto l’Egitto: ovunque si posava produceva “ulceri germoglianti pu-
stole sulle persone e sugli animali” (
Esodo 9:10
). Anche i sacerdoti
e i maghi, che in precedenza avevano incoraggiato il faraone nel suo
atteggiamento inflessibile, furono colpiti da quella piaga ripugnante
e dolorosa. Lo stesso potere di cui si erano vantati, li esponeva ora