Pagina 293 - Patriarchi e profeti (1998)

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La legge proclamata al Sinai
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così terribili e spaventosi che temevano di non sopravvivere. Quando
il Signore pronunciò la grande legge della giustizia, essi compresero
per la prima volta la gravità dell’offesa che il male aveva recato a Dio.
Ora che si confrontavano con la santità di Dio, le loro responsabilità
erano evidenti.
Il popolo si allontanò dalla montagna con timore e angoscia e si
rivolse a Mosè implorando: “... Parla tu con noi, e noi t’ascolteremo;
ma non ci parli Iddio, che non abbiamo a morire” (
Esodo 20:19
).
Così, mentre Israele, assalito dal terrore, si allontanava a una certa
distanza da quella scena, Mosè “s’avvicinò alla caligine dov’era
Dio” (
Esodo 20:21
).
I culti pagani e la schiavitù avevano degradato gli israeliti, ren-
dendoli moralmente insensibili. Essi non erano in grado di com-
prendere la profondità dei princìpi contenuti nelle norme che Dio
stesso aveva dato. Pertanto, gli obblighi esposti nel Decalogo furono
accompagnati da altre regole, che ne costituivano l’applicazione
concreta, e avevano lo scopo di rafforzarne il significato e l’efficacia.
Queste istruzioni furono chiamate “giudizi”, sia perché erano state
formulate con saggezza ed equità infinite, sia perché i magistrati le
avrebbero utilizzate per amministrare la giustizia. A differenza dei
dieci comandamenti, esse furono rivelate solo a Mosè, che poi le
comunicò al popolo.
La prima di queste normative riguardava gli schiavi. Nell’anti-
chità accadeva che i giudici condannassero i criminali alla schiavitù;
in altri casi i debitori si vendevano ai loro creditori. A volte la po-
vertà costringeva alcuni a vendere se stessi e i propri figli. Un ebreo
non poteva però diventare schiavo a vita a causa dei suoi debiti. Il
suo servizio si limitava infatti a un periodo di sei anni: allo scadere
del settimo, doveva essere messo in libertà. Il sequestro di perso-
na, l’assassinio premeditato e la ribellione contro l’autorità paterna
erano puniti con la morte.
Era permesso avere schiavi stranieri, a condizione che la loro
vita e le loro persone fossero rigorosamente tutelate. L’uccisione di
uno schiavo doveva essere punita; inoltre, se un proprietario feriva il
proprio schiavo, egli aveva diritto alla libertà, anche se la lesione non
era più grave della perdita di un dente. Gli israeliti sapevano cosa
significasse essere schiavi. Una volta diventati padroni, avrebbero
dovuto evitare di commettere le stesse crudeltà e gli abusi che gli
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