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Patriarchi e profeti
tante e autorevole posizione nella chiesa, cedono ai desideri di chi
non crede in Dio e li incoraggia alla trasgressione.
Erano passati solo pochi giorni da quando gli ebrei avevano
stipulato il loro patto solenne con Dio, promettendo di ubbidire alle
sue prescrizioni. In quell’occasione, davanti alla montagna, avevano
ascoltato con terrore queste parole del Signore: “Non avere altri dii
nel mio cospetto”. Il segno della gloria di Dio era ancora visibile sul
Sinai, ma il popolo non ne tenne conto e chiese altri dèi. “Fecero un
vitello in Horeb, e adorarono un’immagine di getto; così mutarono
la loro gloria nella figura d’un bue” (
Salmo 106:19, 20
). Quale
ingratitudine, quali arroganti insulti dimostrarono nei confronti di
colui che si era manifestato come un tenero padre e un sovrano
onnipotente!
Mosè fu avvertito della ribellione mentre si trovava ancora sul
monte; il Signore gli chiese di tornare, dicendogli: “... Va’, scendi;
perché il tuo popolo che hai tratto dal paese d’Egitto, s’è corrotto; si
son presto sviati dalla strada ch’io avevo loro ordinato di seguire;
si son fatti un vitello di getto, l’hanno adorato...” (
Esodo 32:7, 8
).
Dio avrebbe potuto arrestare la rivolta sin dall’inizio, ma lasciò che
si sviluppasse per mostrare qual è la punizione dell’infedeltà e del
tradimento.
Il patto stipulato fra Dio e il suo popolo era stato infranto. L’E-
terno dichiarò a Mosè: “... Lascia che la mia ira s’infiammi contro a
loro, e ch’io li consumi! Ma di te io farò una grande nazione” (
Esodo
32:10
). Il popolo d’Israele, e in particolare i gruppi etnici più etero-
genei, si sarebbero facilmente ribellati contro Dio anche in futuro;
avrebbero continuato a lamentarsi di Mosè, angosciandolo con la
loro incredulità e ostinazione. Il compito di condurre Israele alla
terra promessa sarebbe diventato per Mosè una fatica ingrata, fonte
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di continue difficoltà e prove. Le colpe degli ebrei avevano ormai
superato la misura della pazienza divina: era giusto sopprimere i
responsabili. Il Signore dichiarò che avrebbe annientato quel popolo
e da Mosè avrebbe fatto nascere una nazione potente.
“Lascia... ch’io li consumi” aveva detto Dio. Se avesse deciso
di distruggere Israele, chi avrebbe potuto difendere quel popolo?
Gli ebrei erano colpevoli: chiunque li avrebbe abbandonati al loro
destino. Chi, al posto di Mosè, avrebbe preferito a una vita di sa-
crificio e di fatica, contrassegnata dall’ingratitudine e dalle rivolte,