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Patriarchi e profeti
di provare un amore profondo per quella gente per cui egli aveva
fatto tanto, sotto la guida di Dio. Il Signore ascoltò le sue suppliche
e la sua preghiera disinteressata; aveva messo alla prova la fedeltà
e l’amore di Mosè per quel popolo corrotto e ingrato: egli aveva
superato le difficoltà, comportandosi con grande nobiltà d’animo. Il
suo interesse per Israele non aveva nessun movente egoistico. Mosè
considerava la felicità del popolo scelto da Dio più importante del
prestigio personale, e perfino del privilegio di diventare padre di
una potente nazione. Dio era soddisfatto della sua fedeltà, della sua
semplicità e onestà e gli affidò il grande compito di guidare, come
un pastore fedele, il popolo d’Israele verso la terra promessa.
Con “le due tavole della testimonianza”, accompagnato da Gio-
suè, Mosè scese dalla montagna e ben presto sentì le grida e gli
schiamazzi di quella folla eccitata. Evidentemente, era ritornato nel
pieno di un tumulto selvaggio. Giosuè, che era un soldato, inizial-
mente pensò a un attacco da parte dei nemici. “S’ode un fragore
di battaglia nel campo” (cfr.
Esodo 32:17
) disse. Ma Mosè capì
subito cosa fosse: il rumore faceva pensare più a un’orgia che a una
battaglia. “... Questo” disse “non è né grido di vittoria, né grido di
vinti; il clamore ch’io odo è di gente che canta” (
Esodo 32:18
).
Quando si avvicinarono all’accampamento, Mosè e Giosuè vi-
dero il popolo che gridava e danzava intorno ai propri idoli. Era uno
spettacolo tipicamente pagano, un’imitazione delle feste idolatriche
degli egiziani, del tutto diversa dal solenne e devoto culto riservato a
Dio. Mosè era costernato: poco tempo prima era stato alla presenza
di Dio e non si aspettava assolutamente di assistere a quella scena
terribile e degradante. Indignato, manifestò tutto il suo orrore scara-
ventando al suolo le due tavole di pietra, che si ruppero davanti al
popolo. Il suo gesto doveva avvertire gli israeliti che il patto fra loro
e Dio era stato infranto, perché il Signore stesso l’aveva annullato.
Entrando nell’accampamento, Mosè passò attraverso la folla in
rivolta, abbatté gli idoli, li gettò nel fuoco e li ridusse in polvere.
Quindi gettò la polvere nell’acqua del ruscello che scendeva dal
monte e la fece bere al popolo: in questo modo, intendeva dimostrare
loro tutta l’impotenza del dio che avevano adorato.
Il grande condottiero si avvicinò al fratello colpevole, e con
severità gli chiese: “... Che t’ha fatto questo popolo, che gli hai
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tirato addosso un sì gran peccato?” (
Esodo 32:21
). Aronne tentò