Pagina 305 - Patriarchi e profeti (1998)

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L’idolatria al Sinai
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di scusarsi, riferendo a Mosè la protesta del popolo e sostenendo
che se egli non avesse ceduto sarebbe stato ucciso. “L’ira del mio
Signore non s’infiammi” disse “tu conosci questo popolo, e sai ch’è
inclinato al male. Essi m’hanno detto: Facci un dio che ci vada
dinanzi; poiché, quanto a Mosè, a quest’uomo che ci ha tratti dal
paese d’Egitto, non sappiamo che ne sia stato. E io ho detto loro:
Chi ha dell’oro se lo levi di dosso! Essi me l’hanno dato; io l’ho
buttato nel fuoco, e n’è venuto fuori questo vitello” (
Esodo 32:22-
24
). Aronne voleva far credere a Mosè che per un miracolo, l’oro
gettato nel fuoco si era trasformato in un vitello. Le sue bugie e le
sue giustificazioni non avevano alcun valore ed egli fu giustamente
considerato il maggiore colpevole.
Ciò che rendeva il peccato di Aronne così grave, era la posi-
zione nobile e onorevole che occupava. Benché egli fosse “il santo
dell’Eterno” (cfr.
Salmo 106:16
), aveva plasmato l’idolo e aveva
annunciato la festa. Dio lo aveva scelto come portavoce di Mosè e
aveva detto di lui: “Io so che parla bene” (
Esodo 4:14
). Nonostan-
te questo, non era riuscito a controllare quel popolo corrotto, che
pensava di poter sfidare il cielo.
Aronne, di cui Dio si era servito per colpire con i suoi giudizi gli
egiziani e i loro dèi, aveva tollerato in modo impassibile che davanti
all’idolo di metallo si esclamasse: “O Israele, questo è il tuo Dio
che ti ha tratto dal paese d’Egitto!” (
Esodo 32:4
). Egli era salito
con Mosè sul monte, aveva contemplato la gloria di Dio: di fronte
a quella manifestazione di potenza, aveva compreso che nessuna
rappresentazione materiale può ritrarre Dio, che la sua gloria non
può essere accostata all’immagine di un vitello. In assenza di Mosè,
quando gli era stato affidato il comando del popolo, aveva approvato
la ribellione. “L’Eterno s’adirò anche fortemente contro Aronne, al
punto di volerlo far perire...” (
Deuteronomio 9:20
). Ma in seguito
all’intercessione del fratello, egli fu risparmiato, perché comprese
la gravità della colpa di cui si era macchiato. Il suo pentimento fu
profondo, e Dio lo perdonò.
Se Aronne avesse avuto il coraggio di difendere la giustizia,
senza preoccuparsi delle conseguenze, avrebbe evitato la ribellione.
Se fosse stato scrupolosamente fedele a Dio, e avesse richiamato
alla mente del popolo la terribile manifestazione di potenza a cui
avevano assistito davanti al Sinai; se avesse ricordato il patto solenne