L’idolatria al Sinai
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che questa nazione è popolo tuo” (
Esodo 33:12, 13
).
Dio rispose: “La mia presenza andrà teco e io ti darò riposo”
(
Esodo 33:14
). Ma Mosè non era soddisfatto. Era oppresso dal
pensiero delle terribili conseguenze che si sarebbero verificate se
Dio avesse abbandonato il popolo alla sua insensibilità e al suo cieco
orgoglio. Non poteva sopportare che il suo destino fosse diverso da
quello dei suoi fratelli, e pregò Dio di continuare a proteggere il suo
popolo e guidarlo ancora attraverso il deserto, manifestando con dei
segni la sua presenza: “... Se la tua presenza non vien meco, non ci
far partire di qui. Poiché come si farà ora a conoscere che io e il tuo
popolo abbiam trovato grazia agli occhi tuoi? Non sarà egli dal fatto
che tu vieni con noi? Questo distinguerà me e il tuo popolo da tutti i
popoli che sono sulla faccia della terra” (
Esodo 33:15, 16
).
E il Signore disse: “Farò anche questo che tu chiedi, poiché
tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente”
(
Esodo 33:17
). Benché avesse ottenuto una risposta, il profeta non
cessò di implorare il Signore. Ogni sua preghiera era stata esaudita,
ma egli desiderava ardentemente una manifestazione più grande
del favore divino, e così formulò una richiesta che nessun uomo
aveva mai presentato: “Deh, fammi vedere la tua gloria” (
Esodo
33:18
). Dio non considerò presuntuosa questa richiesta, ma rispose
con grande bontà: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà”
(
Esodo 33:19
). Nessun mortale poteva sopravvivere di fronte alla
completa manifestazione della gloria divina, ma a Mosè fu assicurato
che avrebbe potuto contemplare lo splendore della divinità finché le
sue facoltà umane avrebbero potuto tollerare quella visione. Sulla
cima della montagna, la stessa mano che aveva fatto il mondo, che
“... trasporta le montagne senza che se ne avvedano...” (
Giobbe 9:5
),
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prese quella creatura, quel potente uomo di fede, e lo posò in un
anfratto roccioso; quindi fece passare davanti a lui la rivelazione di
tutta la sua gloria e bontà.
Questa esperienza, ma soprattutto la promessa del conforto della
presenza divina, diede a Mosè la certezza di riuscire nella missione
che lo attendeva, ed egli la considerò molto più preziosa di tutto ciò
che aveva imparato in Egitto dai condottieri militari e dagli uomini
di stato. Nessuna cultura, nessun potere terreno possono sostituire la
costante presenza di Dio.
Per chi commette un errore, è terribile trovarsi in potere di Dio;