Pagina 331 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il tabernacolo e il rituale
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per il peccatore pentito. Il servizio del santuario traduce in simboli
l’azione compiuta dal Cristo per la nostra redenzione, per cui “la
benignità e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si son
baciate” (
Salmo 85:10
).
Il linguaggio umano non può descrivere adeguatamente lo splen-
dore del santuario. Le pareti dorate che riflettevano la luce del can-
delabro d’oro, i tendaggi dai colori brillanti, ricamati con figure di
angeli risplendenti, la tavola dei pani e l’altare dell’incenso scin-
tillante d’oro. E ancora, oltre la seconda tenda, l’arca sacra con i
cherubini e infine, sopra di essa, la Shekinah, manifestazione visibile
della presenza dell’Eterno; tutto questo era solo un debole riflesso
della gloria del tempio di Dio in cielo, dove si svolge l’azione divina
in favore della redenzione dell’uomo.
Quando, dopo circa sei mesi, il santuario fu completato, Mosè lo
confrontò con le direttive ricevute da Dio sul monte, e con il modello
che gli era stato mostrato. “E Mosè vide tutto il lavoro; ed ecco,
essi l’avevano eseguito come l’Eterno aveva ordinato; l’avevano
eseguito a quel modo. E Mosè li benedisse” (
Esodo 39:43
). Gli
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israeliti, spinti da un grande interesse, si affollarono intorno alla
sacra costruzione: sotto lo sguardo soddisfatto e pieno di devozione
di tutto il popolo, la nuvola a forma di colonna discese sul santuario
e lo ricoprì “e la gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo”. Era una
manifestazione della gloria di Dio, e per qualche tempo neppure
Mosè poté entrare nel santuario. Israele assistette con profonda
emozione a quella dimostrazione del favore divino. Un grande senso
di solennità riempiva l’animo di ognuno e la felicità si espresse in
lacrime di gioia, in confessioni di gratitudine sussurrate al Dio che
aveva accettato di abitare in mezzo a Israele.
Dio scelse la tribù di Levi per svolgere i servizi del santuario. In
precedenza ogni uomo era stato sacerdote della propria famiglia. Ai
tempi di Abramo, infatti, il sacerdozio era considerato un diritto del
figlio maggiore. Il Signore dispose che da quel momento la tribù di
Levi sostituisse i primogeniti nell’esercizio delle funzioni sacre. La
nomina era il riconoscimento della fedeltà che questa tribù aveva
dimostrato nell’aderire al servizio sacro e nell’eseguire il giudizio
di Dio in occasione dell’apostasia d’Israele, con il vitello d’oro. La
responsabilità del sacerdozio venne riservata alla famiglia di Aronne.
Solo a lui e a suo figlio sarebbe stato consentito compiere i riti alla