Il tabernacolo e il rituale
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infatti: “Così Aronne porterà i nomi de’ figliuoli d’Israele incisi nel
pettorale del giudizio, sul suo cuore, quando entrerà nel santuario
per conservare del continuo la ricordanza dinanzi all’Eterno” (
Esodo
28:29
). Allo stesso modo il Cristo, il Sommo Sacerdote per eccel-
lenza, presenta il suo sacrificio al Padre in difesa del peccatore, e
porta sul suo cuore il nome di ogni persona che, pentita, confida in
lui. Il salmista dice: “... Son misero e bisognoso, ma il Signore ha
cura di me...” (
Salmo 40:17
).
Ai lati del pettorale erano fissate due grosse pietre di grande
splendore, chiamate Urim e Thummim: attraverso di esse Dio comu-
nicava la sua volontà al sommo sacerdote. Quando l’Eterno veniva
consultato su una decisione, la pietra di destra si illuminava per
esprimere una risposta positiva; quella di sinistra, invece, si oscurava
per negare il consenso.
La mitra del sommo sacerdote era un turbante di lino bianco con
un nastro blu, su cui era fissata una placca d’oro: su di essa era scritto
“Santo all’Eterno”. Ogni particolare dei paramenti e del contegno dei
sacerdoti doveva ispirare il senso della santità di Dio, della sacralità
del suo culto e dell’integrità di quanti dovevano comparire in sua
presenza.
Il Signore aveva dato a Mosè precise ed esplicite istruzioni su
ogni dettaglio di questo rituale simbolico. Sia il santuario sia il ser-
vizio dei sacerdoti erano infatti “figura ed ombra delle cose celesti”
(
Ebrei 8:5
). I riti del santuario avevano un ciclo giornaliero e uno
annuale. Le pratiche giornaliere venivano eseguite sull’altare degli
olocausti, nel cortile del tabernacolo e nel luogo santo; il servizio
annuale avveniva invece nel luogo santissimo.
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Soltanto il sommo sacerdote poteva vedere il luogo più interno
del santuario: vi entrava una volta l’anno, dopo una preparazione
accurata e solenne. Con trepidazione, si presentava davanti a Dio.
Mentre il popolo aspettava il suo ritorno, in rispettoso silenzio, egli
invocava in preghiera la benedizione divina. Davanti al propiziatorio,
il sommo sacerdote compiva l’espiazione per Israele: Dio si incon-
trava con lui in una nuvola di gloria. Se rimaneva troppo a lungo nel
santuario, gli israeliti temevano che egli fosse stato fulminato dalla
gloria di Dio, a causa delle sue colpe o di quelle del popolo. Il ser-
vizio quotidiano consisteva nel sacrificio della sera e della mattina,
consumato tramite il fuoco, nell’offrire l’incenso sull’altare d’oro