Nadab e Abihu
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Non andate a capo scoperto, e non vi stracciate le vesti, affinché non
muoiate... perché l’olio dell’unzione dell’Eterno è su voi” (
Levitico
10:6, 7
). Poi Mosè ricordò al fratello queste parole di Dio: “Io sarò
santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicino, e sarò glorificato
in presenza di tutto il popolo” (
Levitico 10:3
). Aronne ascoltò in
silenzio. La morte dei due figli, fulminati all’improvviso per un
peccato così terribile - una colpa che egli sapeva essere il risultato
della sua negligenza - lo riempì di una profonda angoscia. Tuttavia,
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in apparenza, rimase impassibile. Con nessuna espressione di dolore
poteva manifestare la sua simpatia per i colpevoli: il popolo non
doveva infatti essere spinto a protestare contro Dio.
Il Signore insegna al suo popolo a riconoscere la giustizia dei
suoi interventi affinché altri possano essere salvati dal peccato. L’av-
vertimento rappresentato da quel terribile giudizio salvò gli israeliti
dalla tentazione di abusare della pazienza di Dio: ora avrebbero
potuto fare scelte consapevoli. Dio condanna coloro che approva-
no i colpevoli e cercano di giustificarne le trasgressioni. Il peccato
indebolisce la sensibilità morale: chi lo compie non si rende conto
della gravità della trasgressione. Senza la guida dello Spirito Santo
la percezione del peccato è parziale. È dovere di ogni credente av-
vertire coloro che si trovano in questa situazione. Alcuni vanificano
gli effetti di questo avvertimento perché nascondono a chi sbaglia la
vera natura e le conseguenze dell’errore: spesso essi si vantano di
rappresentare un vero esempio di carità. In realtà, essi si oppongono
all’influsso dello Spirito Santo; rassicurano il colpevole, in modo
che egli persista in una strada che lo porterà alla rovina. Si rendono
complici del male, corresponsabili di un mancato pentimento. Molti,
veramente molti, sono stati rovinati da questa forma di simpatia
ipocrita.
Nadab e Abihu non avrebbero mai commesso quell’errore fatale
se non fossero stati ubriachi, se non avessero abusato del vino. Sa-
pevano che il servizio nel santuario richiedeva un’attenta e solenne
preparazione: in quel luogo, infatti, si manifestava la presenza divina.
La loro sregolatezza li rese inadatti alle funzioni sacre. Con la mente
annebbiata e senza una chiara percezione morale, essi non riuscirono
ad avvertire la differenza tra il sacro e il profano.
Ad Aronne e ai suoi figli superstiti fu dato questo avvertimento:
“Non bevete vino né bevande alcoliche tu e i tuoi figlioli quando