Pagina 354 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
dell’aiuto divino e così lo liberò. Quell’intervento riempì gli israeliti
di amore e gratitudine per il Signore: finalmente credevano davvero
che li avrebbe aiutati. Liberandoli dalla schiavitù, il Signore li aveva
uniti a sé.
Gli uomini però, dovevano imparare una verità ancora più im-
portante. Vivendo in un ambiente pagano, in mezzo alla corruzione,
gli ebrei avevano una concezione della santità di Dio completamente
alterata: non riuscivano a capire quanto la loro natura fosse corrotta.
Erano incapaci di ubbidire alla legge di Dio e non capivano di avere
bisogno di un Salvatore. Dovevano imparare tutto ciò.
Allora Dio li condusse al Sinai. Con una grande manifestazione
della sua gloria, diede a Israele i dieci comandamenti. In cambio del-
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l’ubbidienza, promise grandi benedizioni: “Se ubbidite davvero alla
mia voce e osservate il mio patto... mi sarete un regno di sacerdoti e
una nazione santa” (
Esodo 19:5, 6
). Gli israeliti non comprendevano
di essere colpevoli: senza il Cristo era impossibile per loro osservare
la legge di Dio. Ma pensavano di poter contare sulla loro giustizia
e dichiararono: “... Noi faremo tutto quello che l’Eterno ha detto e
ubbidiremo” (
Esodo 24:7
). Tremanti per il terrore, assistettero alla
grandiosa proclamazione della legge; solo poche settimane dopo,
infrangevano il patto stipulato con Dio e s’inchinavano ad adorare un
idolo inanimato. Non potevano sperare nella protezione divina sulla
base di un patto che avevano infranto: in quel momento si resero
conto del loro stato di colpevolezza e sentirono il bisogno di essere
perdonati. Capirono quanto fosse necessario il Salvatore promesso
ad Abramo, simboleggiato dalle offerte del sacrificio. Un legame di
fede e di amore li univa a Dio, che li aveva liberati dalla schiavitù
del peccato: ora potevano apprezzare le benedizioni del nuovo patto.
I termini dell’antico patto erano “ubbidisci e vivi”. “L’uomo che
le metterà in pratica vivrà” (
Ezechiele 20:11
; cfr.
Levitico 18:5
); ma
“maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metterle
in pratica” (
Deuteronomio 27:26
). Il nuovo patto era fondato su “mi-
gliori promesse”: la promessa del perdono dei peccati e della grazia
di Dio, che avrebbe trasformato la vita degli uomini, in armonia con
i princìpi espressi nella legge sacra. “Questo è il patto che farò con
la casa d’Israele, dopo quei giorni, dice l’Eterno: io metterò la mia
legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore... perdonerò la loro
iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (
Geremia 31:33,