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Patriarchi e profeti
avrebbero mai potuto ottenere.
I rivoltosi arrivarono al punto di nominare un nuovo comandante,
che avrebbe dovuto ricondurli nel luogo in cui avevano sopportato
schiavitù e sofferenza: l’Egitto, la prigione da cui il Signore li aveva
liberati con il suo straordinario intervento.
Avviliti e scoraggiati, “Mosè e Aronne si prostrarono a terra
dinanzi a tutta l’assemblea riunita de’ figliuoli d’Israele” (
Numeri
14:5
): non sapevano più che cosa fare, per distogliere gli israeliti dal
loro irragionevole proposito. Caleb e Giosuè fecero un altro tentativo
per sedare il tumulto. Con gli abiti strappati, in segno di grande
sofferenza e indignazione, attraversarono rapidamente la folla e si
fermarono al centro del gruppo: la loro voce era così forte che riuscì
a emergere al di sopra dei pianti della gente e delle grida dei ribelli.
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“... Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo, è un paese
buono, buonissimo. Se l’Eterno ci è favorevole, c’introdurrà in quel
paese, e ce lo darà: è un paese dove scorre il latte e il miele. Soltanto,
non vi ribellate all’Eterno, e non abbiate paura del popolo di quel
paese; poiché ne faremo nostro pascolo; l’ombra che li copriva s’è
ritirata, e l’Eterno è con noi, non ne abbiate paura” (
Numeri 14:7-9
).
I cananei erano ormai così corrotti che il Signore aveva deciso di non
tollerare ulteriormente la loro condotta. Privi della protezione divina,
essi sarebbero stati una facile preda. Con il patto del Sinai, Dio aveva
promesso la loro terra a Israele. Purtroppo, gli ebrei credettero al
falso resoconto delle dieci spie: i traditori riuscirono nel loro intento.
Tuttavia se anche soltanto due dei membri della spedizione avessero
riferito un rapporto negativo, e gli altri dieci avessero incoraggiato il
popolo a conquistare Canaan, affidando alla potenza del Signore, il
risultato sarebbe stato lo stesso. Gli israeliti erano colpevoli perché
non credevano in Dio: questo era il reale motivo della rivolta. Solo
due spie avevano tentato di difendere la verità: le altre dieci avevano
deciso di ribellarsi.
Le spie bugiarde, di fronte al tentativo di Caleb e Giosuè, li
accusarono pubblicamente: allora la folla gridò che fossero lapidati.
La plebaglia impazzita si accalcò intorno a quei due uomini sinceri
e fedeli; alcuni raccolsero delle pietre per ucciderli e si gettarono su
di loro, gridando in modo orribile. All’improvviso, le pietre caddero
dalle mani degli aggressori: un pesante silenzio li opprimeva e
iniziarono a tremare. Dio faceva da scudo a Caleb e Giosuè, per