Pagina 375 - Patriarchi e profeti (1998)

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Le dodici spie
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impedire il loro assassinio. Lo splendore della sua presenza, simile al
bagliore di una fiamma, illuminò il santuario. Tutti riconobbero quel
segno: era la manifestazione di un Essere più potente di qualsiasi
uomo. Nessuno osò opporre resistenza. Le dieci spie riuscivano a
respirare a stento: schiacciate dal terrore, si precipitarono nelle loro
tende.
Mosè si alzò ed entrò nel santuario. Il Signore dichiarò: “Io lo
colpirò con la peste, e lo distruggerò, ma farò di te una nazione
più grande e più potente” (
Numeri 14:12
). Ma ancora una volta
Mosè decise di intercedere per Israele: non poteva permettere la
distruzione del suo popolo anche se sarebbe potuto diventare il
capostipite di una nazione più potente. Appellandosi alla bontà del
suo Creatore, disse: “... Si mostri, ti prego, la potenza del Signore
nella sua grandezza, come tu hai promesso dicendo: L’Eterno è lento
all’ira e grande in benignità... Deh, perdona l’iniquità di questo
popolo, secondo la grandezza della tua benignità, nel modo che
hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui” (
Numeri 14:17-
19
). Dio promise di non distruggere immediatamente gli israeliti:
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tuttavia, a causa della loro viltà e del loro ostinato scetticismo di
fronte agli interventi divini, non li avrebbe più aiutati a sconfiggere
i nemici. Nonostante tutto questo, il Signore dimostrò ancora una
volta la sua generosità ordinando che Israele tornasse indietro, verso
il mar Rosso: questo era l’unico percorso ancora sicuro.
Durante la rivolta, la folla aveva gridato: “Fossimo pur morti in
questo deserto!”. Quella preghiera sarebbe stata esaudita. L’Eterno
dichiarò: “... Io vi farò quello che ho sentito dire da voi. I vostri
cadaveri cadranno in questo deserto; e voi tutti, quanti siete, di
cui s’è fatto il censimento, dall’età di venti anni in sù... I vostri
piccini, che avete detto sarebbero preda dei nemici, quelli vi farò
entrare; ed essi conosceranno il paese che voi avete disdegnato”
(
Numeri 14:28, 29, 31
). Ma di Caleb disse: “Ma il mio servo Caleb,
siccome è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito appieno,
io lo introdurrò nel paese nel quale è andato; e la sua progenie
lo possederà” (
Numeri 14:24
). Le dodici spie avevano impiegato
quaranta giorni, per esplorare Canaan: gli ebrei avrebbero vagato
per quarant’anni nel deserto.
Quando Mosè comunicò al popolo la decisione di Dio, l’ira si
trasformò in pianto. Tutti sapevano che quella punizione era giusta.