Pagina 378 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
colpevolezza, e insieme la giustizia e la bontà che Egli ha dimostrato
nei loro confronti. Così il Signore riesce a piegare le forze contrarie
ai suoi intenti, affinché risulti evidente l’azione del male. Benché
l’atteggiamento che ha prodotto l’errore non sia cambiato, se non
superficialmente, questo tipo di confessioni ha la funzione di onorare
Dio e giustificare le sue riprensioni, spesso fraintese o disprezzate.
La stessa cosa avverrà quando la giusta collera di Dio porrà fine al
mondo. Quando “il Signore [verrà] con le sue sante miriadi per far
giudicio contro tutti... per convincere tutti gli empi di tutte le opere
di empietà che hanno empiamente commesse...” (
Giuda 1:14, 15
),
ogni colpevole dovrà riconoscere che la propria condanna è giusta.
Incuranti della sentenza che Dio aveva pronunciato su di loro,
gli israeliti si prepararono a intraprendere la conquista di Canaan.
Rivestiti delle loro armature, equipaggiati per la guerra, si sentivano
pronti a combattere. Il Signore e gli uomini che gli erano rimasti
fedeli, erano consapevoli della debolezza di quell’esercito. Quando,
quasi quarant’anni dopo, l’Eterno diresse Israele nella conquista di
Gerico, promise di lottare con la sua gente. L’arca che racchiudeva
le tavole della legge precedeva le schiere degli ebrei. I loro movi-
menti erano diretti da comandanti scelti da Dio, che ubbidivano ai
suoi ordini. Nessun pericolo avrebbe potuto minacciare il popolo
che seguiva una simile guida. Ora, invece, gli israeliti cercavano lo
scontro con il nemico, pur sapendo di trasgredire un ordine divino e
un esplicito divieto dei loro capi. Essi partirono senza l’arca e senza
Mosè, per raggiungere l’esercito cananeo.
La tromba suonò e Mosè si affrettò a rivolgere loro questo av-
vertimento: “Perché trasgredite l’ordine dell’Eterno? La cosa non
v’andrà bene. Non salite perché l’Eterno non è in mezzo a voi;
che non abbiate ad essere sconfitti dai vostri nemici! Poiché là, di
fronte a voi, stanno gli Amalechiti e i Cananei, e voi cadrete per
la spada...” (
Numeri 14:41-43
). I cananei avevano sentito parlare
della misteriosa potenza che sembrava proteggere quel popolo e dei
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prodigi che avevano accompagnato il suo viaggio. Per questo moti-
vo, avevano radunato grandi forze per respingere gli invasori. Ma
l’esercito che stava per attaccare Canaan non aveva un comandante.
Nessuno, tra gli israeliti, pregò Dio di concedere loro la vittoria.
Essi avevano preso una decisione disperata: avrebbero capovolto il
loro destino oppure sarebbero morti in battaglia. Sapevano di non