Pagina 382 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
facilità con cui la gente accoglieva le loro insinuazioni, si convinsero
di agire spinti dallo zelo per Dio.
La congiura coinvolse duecentocinquanta tra le persone più in-
fluenti e stimate d’Israele. Questo potente appoggio diede ai co-
spiratori la sicurezza di poter avviare un radicale cambiamento di
governo, che avrebbe certo segnato un grande progresso rispetto
all’amministrazione di Mosè e Aronne.
Il clima diffuso di diffidenza alimentò l’invidia, e questa accese
la ribellione. Kore, Dathan e Abiran avevano messo in discussione il
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diritto di Mosè a occupare una posizione così autorevole e prestigio-
sa. In questo modo, erano arrivati ad ambire il suo stesso ruolo, nella
convinzione che chiunque fra loro fosse in grado di occupare la sua
posizione. Mentivano a se stessi, ritenendo che Mosè e Aronne si
fossero attribuiti arbitrariamente i loro importanti incarichi. I ribelli
affermavano che i due fratelli si erano posti al di sopra di tutti, im-
padronendosi del sacerdozio e del governo. Sostenevano che la loro
famiglia non aveva nessun titolo particolare rispetto alle altre; Mosè
e Aronne non erano più santi di chiunque altro, e quindi non avevano
diritto a speciali riconoscimenti: tutti gli israeliti beneficiavano nello
stesso modo della presenza e della protezione di Dio.
Il secondo passo della congiura era il coinvolgimento del popolo.
Per coloro che si trovano dalla parte del torto non esiste niente di
più piacevole che ricevere consensi e lode. Kore e i suoi seguaci
ottennero l’attenzione e l’appoggio della comunità. Coloro che si
opposero, sostenendo che una nuova ribellione avrebbe provocato
la collera divina, furono considerati in errore. I ribelli affermarono
che nessuno doveva sentirsi colpevole di rivendicare i propri diritti:
Mosè era un capo autoritario e aveva accusato ingiustamente un
popolo santo, che il Signore aveva posto sotto la sua protezione.
Kore rievocò le vicende del viaggio attraverso il deserto, e le
difficoltà incontrate lungo il cammino: molti erano morti per essersi
lamentati o avere disubbidito agli ordini. Il suo discorso mirava a
far credere agli ebrei che se Mosè avesse scelto un altro percorso,
si sarebbero potute evitare molte sofferenze. Tutti si convinsero
che fosse responsabile delle loro disgrazie. Anche l’esclusione da
Canaan era considerata la conseguenza di una cattiva gestione del
potere da parte di Mosè e Aronne. Se Kore fosse diventato il capo
degli israeliti li avrebbe incoraggiati, sottolineando soprattutto le